Page 77 - La passione di Artemisia
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Inclinò la testa e il labbro inferiore si sporse sotto un'ombra di baffi.

              «Domani  devo  andare  all'Accademia  del  Disegno  e  lui  non  si  vuole
          occupare di Palmira mentre sono via. Posso portartela qui?»
              «Ah, ecco che cosa volevi, eh? Ma certo. Portala su. Lo sai che adoro la

          principessina».
              «Potrebbero  esserci  anche  altre  occasioni,  Fina,  se  non  ti  dispiace.
          Naturalmente ti pagherò».
               Il giorno seguente, in Accademia, l'assistente dalla faccia che sembrava
          lievitata mi guardò dall'alto in basso, tirò su col naso e mi domandò: «Che è

          venuta a fare qui?»
              Ma questa volta non mi sarei lasciata intimidire.
              «Vorrei informarmi sulle modelle, Vostra Signoria».

              «Ne  abbiamo  una  lista,  cui  fanno  riferimento  gli  artisti  quando  ne
          hanno bisogno». Andò a prendere un rotolo di fogli, legati con un laccio di
          cuoio e li posò su un tavolo.
              «Potete  aggiungere  il  vostro  nome».  Spinse  verso  di  me  un  calamaio.
          «Se sapete scrivere».

              Togliti la muffa dal cervello, pensai.
              «Vostra Signoria forse ricorda che sono una pittrice.
               Desidero procurarmi una modella per una commissione che mi è stata

          affidata  da  Messer  Buonarroti  per  la  sua  galleria  commemorativa.  Sono
          certa che voi siete a parte del progetto».
              Sporse le labbra. «La lista è solo per i membri dell'Accademia».
              Fece una rapida mossa per raccogliere i fogli.
              «Messer Buonarroti è un membro?»

              «Certo».
              «Allora prendo una modella per conto di Messer Buonarroti».
               Emise  un  rumoroso  respiro  dalle  narici.  «Potete  consultare  la  lista»,

          rispose bruscamente.
               Non devo apparire soddisfatta, dissi a me stessa. Non devo lasciare che
          la mia bocca assuma quell'espressione gongolante che mamma detestava.
          Fai solo quello che devi fare e ringrazia.
               Copiai laboriosamente venti nominativi con gli indirizzi e diedi qualcosa

          al messaggero dell'Accademia, perché consegnasse a ciascuna una semplice
          nota, in cui dicevo che ne avrei scelta una il venerdì seguente a casa mia.
               Quel  giorno  vennero  in  molte,  mentre  Pietro  uscì  per  andare  da  un

          barbiere ambulante e poi di nuovo agli Uffizi a disegnare. Le feci spogliare
          una  dopo  l'altra,  ma  in  genere  ero  delusa.  Di  una  mi  piaceva  il  viso,
          dell'altra il seno e le spalle, di un'altra ancora il torso e il ventre. Forse era
          questo che pensano gli uomini, quando guardano una donna per strada. Mi
          decisi  per  Vanna,  una  ragazza  molto  graziosa,  dai  capelli  chiari,  la  pelle



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