Page 56 - La passione di Artemisia
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dolorosamente, irrimediabilmente desiderabile.
Osai sfiorargli la schiena. La pelle era fresca. Quello che sentivo non
poteva essere amore, era troppo presto, ma ammirazione per la bellezza
delle sue forme, che mi faceva tremare e mi toglieva il sonno. Se, oltre a
tutto il resto, mi fosse stato anche concesso l'amore, pensai che il mio
cuore si sarebbe spezzato.
Nelle settimane che seguirono, imparai che Pietro poteva essere focoso
oppure freddo, completamente con me oppure distante e irraggiungibile. In
quei momenti tremavo tra le lenzuola, nel timore di apparire una sciocca,
se non mi avesse voluta quando gli rendevo noto con un cenno che ero
pronta per lui. La sua mutevolezza mi impediva di godere liberamente
quando era tutto mio.
Graziella mi aveva avvisato di non credere nelle illusioni.
Nella prima lettera che le inviai scrissi: Gli concedo la mia fiducia solo
di giorno in giorno e sto tentando di resistere all'attrazione di un amore
ancora acerbo.
Pur se vedo dei segni di affetto, potrebbe ancora volermi solo per
pestargli i pigmenti e pulirgli tavolozze e pantaloni. Non desidero altre
ferite, nemmeno invisibili, per causa di un uomo. Di' a suor Paola che aveva
ragione. E' una città magnifica per l'arte e le opportunità. Fino a questo
momento sono molto contenta.
Con amore Artemisia E a mio padre scrissi semplicemente: Grazie. Ho
molte speranze. Firenze possiede molte bellezze.
I momenti più belli con Pietro erano i pomeriggi della domenica,
quando andavamo a vedere le bellezze artistiche della città. Pietro decideva
di settimana in settimana quale mostrarmi, ma non me lo diceva in
anticipo. Voleva farmi una sorpresa. Era questo aspetto giocoso della sua
riservatezza che mi ammaliava. La domenica mi svegliavo sempre con
l'anticipazione di qualcosa di nuovo - un soggetto, una composizione, un
gesto o un'interpretazione. Se usavo i miei occhi e mi costringevo ad andar
piano e a osservare con estrema attenzione, scoprivo qualcosa di
meraviglioso.
Fu in questo modo che appresi il gusto fiorentino.
Vestito con un giubbone nuovo e calzamaglia, indossando scarpe nuove
e un nuovo cappello di velluto arricciato color porpora, Pietro mi porgeva il
braccio, con l'aria di un cortigiano che provi piacere nel mostrare i tesori
della sua città. Mi raccontava delle storie e mi forniva piccole informazioni
che rendevano umani gli artisti. Come era stato Ghiberti e non
Brunelleschi a vincere il concorso per le porte del Battistero. Come
Brunelleschi se n'era andato via adirato da Firenze recandosi a Roma per
studiare e misurare le antiche rovine, come Donatello, il giovane amante
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