Page 44 - La passione di Artemisia
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6. Pietro







               Le ruote della carrozza cigolavano sul ponte Sant'Angelo, dove una fila
          di diciotto forche arrivava fino alla fortezzaprigione di Castel Sant'Angelo.
          Diciotto, come l'età che avevo quando era iniziato il processo. Adesso avevo
          appena  compiuto  diciannove  anni.  Arrivata  a  casa  avvolsi  l'orecchino
          spaiato  in  un  fazzoletto  e  lo  nascosi  sotto  la  biancheria  nella  mia

          cassapanca.
               Di fronte alla chiesa trovai papà che passeggiava su e giù. «Ma che ti è
          venuto in mente di scappare via così?

              Dove sei stata?» mi domandò.
              «A salutare le suore. Va tutto bene. Non sono in ritardo».
               Consegnai  a  Porzia  il  mio  mantello.  Papà  mi  stringeva  saldamente  il
          braccio e, percorrendo la navata buia, arrivammo in una cappellina laterale,
          illuminata da quattro candele.

               Durante  la  messa  mi  sentii  distaccata,  come  se  fossi  un  passante  che
          osservava qualcosa di spiacevole. Fui afferrata dal desiderio struggente di
          mia  madre,  del  suo  tenero  tocco  sulla  nuca,  del  suo  canto  malinconico.

          Sapere  che  mi  sposavo  l'avrebbe  tranquillizzata.  Porzia  mi  rivolse  un
          sorriso  di  incoraggiamento  e  io  cercai  di  apparire  allegra,  come  si
          conveniva,  umile  e  grata,  ma  la  chiesa  era  cosi  fredda  che,  senza  il
          mantello, tremavo senza controllo.
              Le parole latine del prete mi scivolavano addosso come confusi sussurri,

          dandomi la sensazione che ci fosse qualcosa di furtivo in quanto stavamo
          facendo. Ripetevo le promesse e cercavo di riflettere su di esse, ma quando
          il sacerdote arrivò al «finché morte non vi separi», mi resi conto che erano

          le  stesse  parole  che  doveva  aver  pronunciato  Graziella.  Le  ripetei  con
          difficoltà.  Fissai  Pietro  Antonio  in  volto,  come  lei  mi  aveva  detto  di  fare.
          Aveva  un'espressione  seria,  ma  gli  mancava  la  tenerezza  di  Michelangelo
          che, col suo lucco rosso, mi guardava dentro toccandomi l'anima.
               Quando  tutto  fu  finito,  Porzia  mi  mise  il  mantello  sulle  spalle.  «Mi

          mancherai», disse con dolcezza.
              «Ho  la  sensazione  che  una  parte  della  mia  vita  si  sia  conclusa»,
          sussurrai in modo che solo lei potesse udirmi.

              «Per te sta per iniziare una nuova vita. Non ti preoccupare.
              Pierantonio è un brav'uomo», sussurrò a sua volta.
              «Dio voglia che tu abbia ragione».
               La pioggia mi scorreva giù lungo il collo e tuttavia continuavo a esitare
          nel salire sulla carrozza, su cui era stata trasferita la mia cassapanca. Mio



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