Page 35 - La passione di Artemisia
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avessi mai visto fare.

              Camminammo lungo il chiostro a capo chino, assorte.
               Potevo  dirlo.  In  quel  momento  avrei  potuto  dirlo,  che  sentivo  la
          chiamata. Non sarei dovuta tornare indietro.

               Suor  Graziella  l'avrebbe  detto  a  suor  Paola  e  lei  si  sarebbe  messa  a
          cantare. Sorrisi tra me al pensiero della sua eccitazione.
               Ma  una  vita  passata  a  dipingere  tralci  sui  margini  di  un  libro  di
          preghiere - senza passione, senza interpretazione, senza dramma - no, non
          era una vita fatta per me.

               Quando la grande campana chiamò per il vespro, suor Graziella si fermò
          e spinse le spalle all'indietro. Strinse tra le dita il crocefisso del rosario.
              «Anche se mi addolorerebbe non ricevere più le tue visite, forse dovresti

          lasciare  Roma.  Se  lo  farai,  non  lo  fare  pensando  di  essere  braccata  e
          scacciata da questa città. Fallo perché questa città è troppo piccola per il tuo
          genio».
              «Ecco». Le misi il ciottolo nella mano che stringeva il crocefisso. «L'ho
          trovato sulla via  Appia.  Forse vicino al punto in cui  Pietro vide  Cristo.  E'

          abbastanza liscio da essere usato come brunitoio per l'oro sulle pagine del
          Salterio per il tuo cardinale».
              Eravamo nell'anticamera buia e ci abbracciammo a lungo.

              Andai direttamente a casa.
              «Non posso più vivere con te», dissi entrando.
              «Artemisia, dove sei stata? Ero preoccupato. Non te ne puoi andare in
          giro così per la città tutta sola».
              «Che importa, ora che la mia reputazione è distrutta?»

               Aveva già appeso il quadro nel salone e vi si era seduto davanti, con un
          bicchiere  di  vino.  Poggiava  i  piedi,  calzati  di  pantofole  di  velluto,  sul
          poggiapiedi imbottito della mamma.

              «Non posso vivere con te come se nulla fosse successo, con il quadro
          tornato sulla sua parete e la famigliola felice.
               Mi  hai  tradito!  Tu,  mio  padre.  Mi  hai  privato  di  ogni  possibilità  di
          riconquistare la mia virtù».
              Aggrottò la fronte. «No. Io...»

              «Per te era più importante riavere un quadro che il mio onore. Per te
          sono senza importanza».
              «Questo  non  è  vero».  Gli  tremavano  le  mani.  Rovesciò  del  vino  sul

          tavolo.
              «Adesso Agostino è libero. Come pensi che mi senta, qui a casa, mentre
          tu te ne vai ogni giorno a dipingere con lui, per qualche cardinale a cui non
          importa niente delle sentenze legali?»
              «Credevo tu volessi che finisse».



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