Page 33 - La passione di Artemisia
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dalla  porta  e  mi  ritrovai  in  un  inferno  di  luce.  Svoltai  nella  direzione

          opposta a quella di casa e mi persi in un dedalo di strade sconosciute.
               Continuavo  a  sentire  le  parole  del  luogotenente:  Al  prigioniero  viene
          concesso  l'indulto.  Ondate  di  calore  salivano  dalla  strada.  Oltrepassai  il

          Campo Vaccino e il Palatino.
              Graziato. Libero.
               Bandito.  Era  ridicolo.  Gratuito.  Ad  Agostino  bastava  che  il  cardinal
          Borghese dichiarasse che il suo soffitto non era terminato. Agostino poteva
          trovare  un  rifugio  sicuro  nella  residenza  del  cardinale.  In  questa  città

          dominata  dal  Papa,  il  bando  non  aveva  alcun  significato.  Tutta
          quell'umiliazione per nulla. Non contestando la dichiarazione...
              Una piccola vendetta, messa a tacere dal baccano del perdono.

               Non c'era stata alcuna dichiarazione della mia innocenza, né alcun tipo
          di  risarcimento.  Agli  occhi  della  gente  ero  ancora  una  donna  con  l'onore
          macchiato. Che avevo creduto? Che mi sarebbe stato possibile uscire di lì
          pura come la Madonna?
               Mettendo automaticamente un piede davanti all'altro, camminai fino al

          limite meridionale della città, arrivando a porta Appia. Passai sotto l'arcata
          e mi incamminai verso la campagna lungo la via Appia. Le cicale frinivano
          con  un  suono  metallico,  che  risuonava  in  modo  irritante.  C'erano  case

          abbandonate,  con  l'intonaco  caduto  che  rivelava  i  mattoni  e  le  pietre
          sottostanti. C'erano file di archi che non portavano in nessun posto. Muri
          in rovina e tombe mezzo sprofondate erano coperti di anemoni, fiordalisi e
          papaveri arancioni. Era un paesaggio fantastico di rovine, in ogni pietra una
          vita perduta.

               Mi  sedetti  sotto  un  muro  sbrecciato,  all'ombra  di  un  alto  pino
          mediterraneo e cercai di massaggiarmi la schiena indolenzita. All'orizzonte
          comparve una nuvola temporalesca.

               Oh,  perché  non  arrivava  qui,  a  lavare  e  pulire  ogni  cosa?  Me,  papà,
          Agostino,  Tor  di  Nona,  Roma  stessa.  Intravidi  il  bagliore  di  una  pietra
          bianca e liscia, con una vena brillante, attraverso la polvere che ne ricopriva
          la superficie.
              La raccolsi per scagliarla, ma non sapevo dove gettarla.

              Che poteva fare un'unica pietra contro l'universo intero?
               Con un piede gettai della sabbia su un formicaio e rimasi a osservare la
          frenesia  cieca  di  quelle  creature  senza  importanza.  Centinaia,  migliaia  di

          formiche  -  mi  fecero  venire  in  mente  le  migliaia  di  sfortunati  legionari
          senza nome, che avevano marciato su questa strada per andare in guerra
          tanti secoli prima, avevano combattuto ed erano rimasti a terra in attesa di
          morire,  con  le  labbra  secche:  nessuno  aveva  prestato  loro  attenzione  di
          fronte a sofferenze maggiori. Erano persone senza importanza. Eserciti che



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