Page 224 - La passione di Artemisia
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Le mie lacrime bagnarono le piantine.

              «Vedi?  Le  ho  piantato  tutto  attorno  della  ruta».  Paola  si  inginocchiò
          accanto  a  me.  «Non  potrò  mai  perdonarmi,  nemmeno  se  lo  farà  Iddio
          misericordioso». La voce era fioca e arrochita. «Mai».

              «Hai agito per compassione. Ricordalo. E lei parlava sempre di perdono.
          Una  volta  mi  disse  di  non  pregare  mai  come  penitenza.  Immagino  che
          intendesse  dire  di  non  pregare  spinti  dall'odio  per  se  stessi.  Non  punirti
          così, Paola.
              Lei non lo vorrebbe. Ha fatto quello che desiderava, consapevolmente».

               Paola annuì, il viso rotondo contratto. «Avrà certo toccato le mani del
          lebbroso come avrebbe fatto con quelle della Vergine».
              «Ricordi quello che mi hai insegnato quando ero bambina?

              "La carità sa soffrire a lungo..."?»
              «"Ed è compassionevole... La carità tutto sopporta"».
              «Ma ci vuole tutta una vita a imparare come».
              Il mondo parve fermarsi e rimanemmo in silenzio a lungo.
              «Forse  ha  toccato  la  Vergine...  nel  marmo.  La  Pietà  di  Michelangelo.

          Avresti dovuto sentire come la descriveva».
               Paola  sorrise  tristemente  a  quel  ricordo.  Poi  un  fiume  di  parole  le
          sgorgò dalle labbra. «"Una scultura voluta dal Cielo, la Passione di Cristo.

          L'amore profondo, triste e disperato sul volto di Maria, che guarda il Figlio
          abbandonato  sul  suo  grembo.  Lo  zigomo  del  Cristo,  liscio,  imperturbato,
          che tutto sopporta. La rigidità delle sue braccia appena sciolte dalla croce.
          Le dita delicate e forti di Maria, che sorreggono il fianco riverso. Le piccole
          pieghe commoventi dello scollo".

               Graziella era talmente rapita nel descriverla, che sarebbe potuta salire
          in Cielo in quel momento stesso».
               L'idea di Paola mi fece sorridere. Ebbi una certezza. «E' questo l'effetto

          che dovrebbero fare le grandi opere d'arte... aiutarci a vivere una vita ricca
          di spiritualità e a morire in pace».
              Dopo una lunga pausa, Paola mormorò: «Grazie per averlo detto».
              «E le lettere che le ho scritto da quando l'ho vista l'ultima volta?»
              «Gliele leggevo. Proprio qui, prima di andare al Vespro.

              Erano lettere bellissime. Le leggevo più volte e le ho conservate tutte».
              «Allora  continuerò  a  scriverti».  Ci  alzammo  e  uscimmo  dal  giardino.
          «Sto per partire per l'Inghilterra. Andrò tra poco. A vedere mio padre».

              «Lo hai perdonato?»
              Alzai le spalle. «Come posso esserne sicura?»
              «Andando. Lo saprai quando lo vedrai».
              «Spero di non deluderti».
              «Non mi deluderai, se ricorderai le altre parole dell'apostolo Paolo. La



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