Page 223 - La passione di Artemisia
P. 223

«Bene. Per lo meno questo».

              «L'ultima  volta  rimase  fuori  tutta  la  notte  e  camminò  fino  alla  via
          Appia. C'era la luna piena. Arrivò fino alla cappella del Quo Vadis Domine.
          Mi  disse  che  i  suoi  piedi  avevano  avvertito  il  calore  del  Suo  amore.

          Tornando, vide un uomo morente sotto l'arco di Costantino e si inginocchiò
          accanto a lui per recitare il Padre Nostro e fargli il segno della croce». La
          voce  di  Paola  si  fece  acuta  e  sottile  come  un  filo.  «Penso  che  sia  stato
          questo a ucciderla. La sua carità».
               Mi sentii svuotata del tutto e mi ripiegai su me stessa, come un vestito

          abbandonato a terra.
              «Ha sofferto molto?»
              «Solo tre giorni».

              «E' stata visitata da un medico?»
              «I primi due giorni ho provveduto a tenere nascosti i suoi bubboni, in
          modo che la madre badessa non li vedesse».
              «E poi?»
              «Ho dovuto dirglielo. La madre badessa temeva che, se un medico fosse

          entrato  in  convento,  avrebbe  portato  con  sé  la  peste.  Inoltre,  se  l'avesse
          saputo  un  medico,  avrebbe  dovuto  fare  rapporto.  Ci  avrebbero  messo  in
          quarantena  e  forse  ci  avrebbero  anche  chiuse  dentro».  Ora  parlava  più

          veloce e con voce più sommessa. «Se Graziella fosse stata l'unica a morire
          nel convento, avremmo potuto sostenere che si trattava di morte naturale e
          quindi seppellirla qui, senza doverla consegnare al lazzaretto - o alla fossa
          comune».
              Su quest'ultima parola la voce le si spezzò e serrò gli occhi.

              «Non ha ricevuto l'estrema unzione da un sacerdote?»
              «L'ha fatto la madre badessa. L'abbiamo seppellita tra il mattutino e le
          laudi. Appena morta. Col suo pagliericcio.

              Alla luce della lanterna. L'abbiamo fatto personalmente.
              Non ho permesso a nessun'altra di toccarla».
              «Dunque si trova qui? Nel chiostro?»
              «No,  nell'orto  dei  semplici.  Senza  lapide,  nel  caso  vengano  degli
          ispettori».

              «Mostrami dove».
               Passammo in silenzio sotto le volte del chiostro e arrivammo nell'orto
          sul  retro.  Paola  unì  le  mani  e  si  coprì  la  bocca.  «Perdonaci,  Artemisia.  E

          sotto l'origano».
               Mi inginocchiai e ne respirai l'aroma pungente. Seppi che non avrei mai
          più potuto sentire quel profumo senza provare dolore. Carezzai le foglioline
          appuntite con le dita, ne colsi un rametto e me lo appuntai sul pizzo della
          scollatura.



                                                           223
   218   219   220   221   222   223   224   225   226   227   228