Page 218 - La passione di Artemisia
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Davvero?»

              «Sciogli il nastro».
               Ne fece scivolare fuori gli orecchini e, al vedere la loro bellezza, sospirò.
          Se  li  girò  tra  le  dita,  osservandone  ogni  sporgenza  e  rientranza  e  poi  li

          sollevò, facendoli dondolare.
              «Indossali. Erano di Graziella. Ricordi?»
              «Vuole che li indossi?»
              Girai il viso, perché non scoprisse la mia bugia. «Che li abbia tu».
              «Veramente?»

              «Ho già detto a Francesco di aggiungerli all'inventario del tuo corredo.
          Indossali». Presi il mio specchio da tavolo.
              «Vedi? Su di te sono bellissimi».

              Si specchiò, osservandosi prima da una parte e poi dall'altra.
              «Quanto sarebbe felice suor Graziella di vederteli indosso oggi. Anche
          lei un tempo è stata sposata».
              Palmira lasciò cadere le mani in grembo. «Questo non lo sapevo».
              «Gli orecchini erano un dono di suo marito, che si chiamava Marcello.

          Graziella...»  Mi  fermai.  Non  potevo  raccontare  quella  storia  quel  giorno,
          nemmeno  come  un  piccolo  avviso  di  prudenza.  Solo  pensieri  belli  quel
          giorno.

               Inoltre,  se  Palmira  non  avesse  sentito  il  dolore  di  Graziella,  sarebbe
          stato troppo triste per me.
              «Graziella che?»
              «Graziella  mi  ha  raccontato  molte  cose  negli  anni,  ma  di  tutto  quello
          che  mi  ha  detto,  desidero  che  tu  ricordi  queste  parole:  non  credere  alle

          illusioni».
               Aspettando  che  don  Francesco  accompagnasse  Palmira  all'altare,  mi
          sedetti in prima fila e guardai il piccolo allestimento di rose rosse che lo

          decorava. Non era un matrimonio di lusso come quello che Palmira aveva
          sognato  fin  dall'infanzia,  ma  era  certamente  grandioso  se  paragonato  al
          mio, austero e furtivo in una chiesa quasi vuota. Mi guardai alle spalle e
          sorrisi al vedere la gente che avevo invitato - alcuni artisti, dei committenti,
          il mio speziale, il mio falegname e Delia - ma il mio contributo alla festa era

          stato modesto. Quanto avrei voluto che Graziella e Paola fossero presenti!
               Francesco  comparve  in  fondo  alla  chiesa,  vestito  con  un  giubbone  di
          velluto  nero,  gorgiera  e  polsi  di  merletto  e  porse  il  braccio  a  Palmira.

          Percorrendo la navata, appariva orgoglioso come fosse suo padre. Sentii un
          impeto di gratitudine.
              Aveva condotto le trattative in modo straordinario.
               Aveva  garantito  che  la  purezza  di  Palmira  era  fuori  discussione  e,
          promettendo  che  avrei  donato  ai  genitori  di  Andrea  un  quadro  appena



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