Page 212 - La passione di Artemisia
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viso,  ma  non  comunicava  nulla.  Era  mia  figlia  e  non  sapeva  essere

          espressiva.
              «Devi  rivelare  le  sue  emozioni  definendo  la  forma  della  sua  guancia
          con...»

              «Il  chiaroscuro».  La  voce  era  carica  di  ironia.  Mi  guardò  con
          un'espressione  che  avevo  visto  mille  volte  -  occhi  lampeggianti,  mascella
          dura,  collo  rigido  -  l'atteggiamento  che  avevo  sperato  il  tempo  e
          l'educazione avrebbero eliminato.
              «Ebbene, allora lo sai già».

              «Sì. Ma non sono capace di farlo. Non come te».
              «Ci riuscirai».
              «Quando? Quando avrò trent'anni? Non voglio sposare la pittura come

          hai fatto tu».
              «Ti  rendi  conto  di  quello  che  hai  appena  detto?»  La  mia  voce  si  fece
          acuta.
              Abbassò contrita lo sguardo sulla parte inferiore della tela.
              «E va bene. Prima decidi che cosa vuoi che comunichi il suo viso e poi

          troveremo il modo di esprimerlo. La storia la sai. Che tipo di donna era, da
          esibire  voluttuosamente  il  proprio  corpo  di  fronte  a  David?  Che  stava
          pensando in quel momento?»

              «Non lo so!» Alzò le mani in aria come Cesare Gentile.
              «Non posso immaginare qualcosa che non so, come sai fare tu. Non me
          ne importa nulla».
              «Abbastanza. Non te ne importa abbastanza. Ma, per essere una pittrice,
          devi  curarti  delle  persone  e  delle  loro  emozioni.  Devi  comprendere  i

          sentimenti umani se vuoi comunicarli. E... tu... non lo fai». Sottolineai le
          ultime tre parole con dei colpetti del pennello.
              «Come lo sai?»

              «Perché  ti  ho  parlato  delle  umiliazioni  e  del  dolore  che  mi  hanno
          rovinato la vita e tu non hai detto nulla. Nulla!
               Non  hai  alcuna  considerazione  per  gli  altri,  per  il  loro  dolore  o  per  le
          tragedie della loro vita».
              «Questo  è  diverso.  A  me  non  importa  dei  personaggi  che  sono  nei

          quadri».
              «Le persone sono persone, che siano vive di fronte a te o che abbiano
          vissuto  nel  passato.  A  te  deve  importare  di  tutti  i  personaggi  che  dipingi

          come se fossero reali, come se la cosa più importante del mondo in quel
          momento fosse coglierne l'espressione nel modo più giusto e vero. Se non
          ti  importa  di  una  persona  in  carne  e  ossa  che  ti  sta  davanti,  allora  come
          puoi...»
              «Chi ha detto che non mi importa?»



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