Page 167 - La passione di Artemisia
P. 167

cui  non  interessa  la  cosa  che  più  amo  al  mondo,  o  la  figlia  di  una

          sconosciuta, che il destino ha messo sul mio cammino, quella che si nutre e
          fa  tesoro  di  ogni  parola  che  le  rivolgo,  i  cui  occhi  imparano  giorno  dopo
          giorno,  a  cui  mi  piacerebbe  insegnare,  se  non  temessi  la  gelosia  di

          Palmira?»
               Presi a far la punta al carboncino con un coltellino, vergognandomi di
          aver ammesso con Bianca i miei dubbi.
              «Può darsi che somigli di più a suo padre. Palmira, intendo».
               Mi  sfuggì  una  risata  triste,  involontaria.  «No.  Anche  lui  è  un  pittore.

          Palmira da lui ha ereditato solo lo sguardo scuro, corrucciato».
               Rimanemmo  sedute  per  un  momento,  fissando  con  sguardo  assente  i
          disegni sul pavimento. Non avevo la sensazione di essere giudicata da lei,

          ma compresa. «Avrei una domanda, se non è scorretto da parte mia».
              «Vi prego. Ditemi».
              «Come è arrivata da voi Renata?»
              Bianca sorrise. «E' una cosa che mi piace raccontare.
               Lavorava  al  mercato  dei  fiori.  Cesare  adora  i  fiori.  Non  può  farne  a

          meno».
              «Lo  so!»  Indicai  il  mazzo  di  gladioli.  «Sapevate  che  me  li  aveva
          mandati?»

              «Sì. Il sabato mattina scende la collina di buon'ora per scegliere i fiori
          più belli. Per anni è andato sempre al banco di Renata, ma poi si ammalò e
          per  un  poco  fu  costretto  a  letto.  Lei  lo  venne  a  sapere  e  così,  di  sua
          iniziativa, prese l'abitudine di portare personalmente i fiori, scegliendo le
          qualità e i colori che sapeva gli piacevano. La prima volta si limitò a lasciare

          i fiori a un domestico, senza voler essere pagata».
              «Tipico della sua modestia».
              «Quando tornò, insistetti che consegnasse personalmente i fiori a mio

          marito, perché sapevo che l'avrebbe reso felice. Era così devota, gradevole e
          allegra,  che  un  sabato  mio  marito  inventò  la  storia  che  aveva
          disperatamente bisogno di un'altra cameriera. "Non vorresti rimanere solo
          per  una  settimana,  per  aiutare  un  vecchio  signore  a  superare  una
          malattia?" Fece ricorso a un broncio esagerato e a un tono talmente pietoso

          che lei non poté dir di no ma, quando la settimana ebbe termine, Renata
          ripiegò il vestito che le avevo dato da indossare, lo lasciò sulla cassapanca e
          se ne andò prima che Cesare si fosse svegliato.

               Quando lui venne a sapere che se n'era andata, si vestì (non lo faceva da
          mesi) e andò al mercato dei fiori, la riportò a casa e la fece rimanere. Erano
          entrambi felici. Da quel momento non è più stato male».
              «Lo sapete quanto siete fortunata ad avere un marito così...?»
              «Gentile?  Lo  scopro  giorno  dopo  giorno.  Spero  solo  che  le  mie  figlie



                                                           167
   162   163   164   165   166   167   168   169   170   171   172