Page 152 - La passione di Artemisia
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correndo poi verso la finestra aperta.

               Risi.  «Mi  sarebbe  piaciuto  vedervi.  No,  Renata,  non  lo  dirò.  A  che
          sarebbe servito questo delizioso vassoio di dolci prima del nostro arrivo? Vi
          prego di ringraziarla. E grazie anche a voi».

               Renata  arrossì,  fece  una  riverenza  e  spinse  l'altra  ragazza  fuori  dalla
          porta.
               Mi distesi sul letto osservando l'intaglio a foglie e viticci che decorava il
          soffitto  a  travature  e  mi  sentii  rinfrancata  dalla  sensazione  di  essere  la
          benvenuta.  Nel  salone  c'era  molto  spazio  vuoto  alle  pareti.  Quella

          sistemazione sarebbe potuta durare a lungo. Che cosa avrei provato a vivere
          in una casa piena di risate? Chiusi gli occhi e sentii allentarsi la tensione
          delle spalle. Avrebbe fatto bene a me e anche a Palmira.

               La  mattina  seguente,  Renata  venne  a  prendermi  di  buon'ora  per
          accompagnarmi  nella  sala  di  ricevimento  di  Cesare,  per  parlare  del  mio
          primo dipinto.
              «Non perde tempo di certo», dissi.
              «Lo  prenda  come  un  buon  segno,  Signora.  Da  quando  è  tornato  da

          Firenze non ha fatto altro che parlare di voi.
               Quando  avete  accettato  di  venire,  era  talmente  contento  che  ha  dato
          vacanza a tutti noi».

               Presi  con  me  alcuni  disegni,  per  mostrargli  qualche  esempio  del  mio
          lavoro. «Una vacanza?» Annuì con forza.
              «E tu che hai fatto quel giorno?»
               Si  guardò  le  mani  intrecciate.  «Sono  andata  nel  mio  posto  preferito
          sulle colline sopra la città e ho cercato di immaginare che aspetto potevate

          avere».
              «Spero proprio che tu mi abbia immaginato più bella di quanto non mi
          senta stamane». Mi legai i capelli con noncuranza e li fermai rapidamente

          con un pettinino.
               Cesare Gentile mi salutò nuovamente spalancando le braccia, lasciando
          intravedere i ricami della sua vestaglia.
              «Perdonatemi se vi ho convocato così presto. E' solo la dimostrazione
          del mio entusiasmo».

              «Vi  ho  portato  dei  disegni  recenti,  perché  possiate  vederli  in
          anteprima».
              «Sarò onorato di vederli, poiché il vostro talento mi è già noto».

               Li esaminò con grande interesse, annuendo e mormorando in segno di
          approvazione, dopo di che mi condusse in giardino. Passeggiammo lungo il
          sentiero sabbioso, fiancheggiato da una siepe fiorita.
              «Come vi ho già detto, per prima cosa desidero che dipingiate una figura
          femminile.  Una  donna  dipinta  da  una  donna,  perché  in  tal  modo  potrete



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