Page 156 - La passione di Artemisia
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pensando intensamente».

              «A che cosa?»
              «Pensa come penserebbe Cleopatra».
               Sentii qualcuno dietro di me. Era Renata con un vassoio colmo di frutta,

          pane, formaggio e mandorle.
              «Oh!» Arretrò un poco di qualche passo, ma senza togliere gli occhi dal
          mio disegno. «Mi dispiace, Signora... Io...»
              «Non ti preoccupare. A te non da fastidio, vero, Giuliana?»
              «No», disse, rimanendo immobile con gli occhi semichiusi.

               Renata posò il vassoio. «E' un miracolo! Come fate a darle rilievo con il
          disegno?»
              «Il rilievo si ottiene con il chiaroscuro». Le mostrai come facevo.

              «Come fate a sapere in che modo farlo?»
              «Osservando  dove  la  luce  si  posa  su  di  lei  e  dove  invece  rimane  in
          ombra». Vedevo che stava studiando Giuliana.
              «Dev'essere un modo diverso di vedere. Ignorando il colore e facendo
          attenzione alle luci e alle ombre».

              «Sì, esatto. Però è più di questo. L'interpretazione si ottiene anche con il
          chiaroscuro». Mi alzai. «Per oggi è sufficiente, Giuliana. Mangia qualcosa
          prima di andare».

               Si  stiracchiò,  scosse  il  braccio  su  cui  si  era  appoggiata  e  poi,
          completamente nuda com'era, si mise a sedere e mangiò una pera.
              «Ti piace posare?» le domandò Renata.
              «Sì, mi piace. E' bello qui. C'è pace».
              «A che cosa pensi mentre stai distesa tutto il giorno?» domandò ancora

          Renata.
              «Devo impersonare Cleopatra e allora penso a come dev'essere amare
          davvero ed essere riamata con tanta passione che gli uomini sono pronti a

          rinunciare a un regno solo per un tuo bacio».
              Renata spalancò gli occhi.
               La sua franchezza sorprese anche me. «Oh, non devi essere Cleopatra
          per pensare in questo modo», dissi con una risatina. «Questo è il desiderio
          profondo di ogni donna».

               Rimanemmo un poco in silenzio, ciascuna a pensare forse alla propria
          versione di quell'amore.
              «E'  più  facile  per  me  pensarlo  che  per  voi  disegnarlo»,  disse  piano

          Giuliana.
              «E quello che intendevate per interpretazione? Bisogna disegnare anche
          i  pensieri?»  Renata  aggrottò  le  sopracciglia,  travolta  da  questo  nuovo
          enorme aspetto del disegnare.
              «Non è impossibile Renata, ma non sorprenderti se ci vuole una vita per



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