Page 159 - La passione di Artemisia
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gruppo degli uomini e, tra di essi, riconobbi con certezza la risata di mio

          padre.  Il  mio  cuore  sobbalzò.  Mi  dava  le  spalle.  Il  primo  pensiero  fu  di
          scivolare  dietro  l'angolo  perché  non  mi  vedesse  ma,  mentre  esitavo,
          casualmente si voltò.

              «Buon  Dio,  Artemisia!»  La  sua  voce  esile  mi  arrivò  a  malapena.  Si
          staccò dal gruppo e venne verso di me con le braccia spalancate.
              «Papà».  Mi  alzai  e  ci  abbracciammo.  La  sua  barba  mi  graffiò  il  volto,
          esattamente come faceva quando ero piccola.
              «Non sapevo che fossi a Genova», disse. «Non ti avevo scritto che ero

          qui?»
              «Sì, ma non sapevo dove, per poterti avvertire. Ho un nuovo mecenate,
          Cesare Gentile».

              «E' buono con te?»
              «Oh, sì. Un uomo divertente e molto generoso. Qui sono felice».
              I suoi occhi si inumidirono. «Sei bellissima».
              «Adesso ti pettini i capelli sulla fronte, come un antico romano». Sorrisi
          dolcemente, ma la mia voce era tesa. «Mi pareva che avessi detto che non

          l'avresti fatto mai. Troppo imperiale».
              «Ora sono grigi. Ne ho diritto. Mai fare promesse a lungo termine».
              «Guarda  là,  la  bambina  con  la  veste  rossa  che  gioca  a  nascondino.  E'

          mia figlia».
              Inarcò le sopracciglia e persino la sua fronte parve sorridere.
              «Mia nipote?» disse meravigliato. «Credevo che non sarei mai riuscito a
          vederla».
              «Palmira Prudenzia».

              «E' molto carina».
              «E lo sa. Ha nove anni».
              «Mi ricorda te. Sa disegnare?»

              «Non molto bene. E la cosa mi preoccupa. Se vuole continuare a vivere
          come viviamo adesso, la sola via è la pittura».
              «Non devi preoccuparti. Chiunque può vedere che diventerà una bella
          donna».
              «Avrò il mio bel daffare a comprarle i vestiti che vuole.

              Le famiglie nobili l'adorano e questo mi preoccupa».
               Lentamente  passò  lo  sguardo  da  lei  a  me.  «Stiattesi  ha  detto  che  hai
          lasciato suo fratello».

               Il tono aspro in cui lo disse era pungente, come se fossi un'ingrata per
          gli sforzi che aveva compiuto nel combinare quel matrimonio.
              «Ogni storia ha due versioni».
              «Perché sei partita?»
              Irrigidii la schiena e contrassi le mascelle. «Pietro avrebbe potuto venire



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