Page 155 - La passione di Artemisia
P. 155

uomini sulle banchine.

               Una brunetta dalla pelle più chiara si mise in posa di tre quarti e sollevò
          la gonna verde e arancione. «Mi hanno già ritratto, signora. Sono siciliana».
          Sollevò il mento con aria superba. Troppo simile a Vanna. Da dietro la fila

          si fece largo a gomitate una bella ragazza, i capelli neri tirati all'indietro.
              «Sono  una  danzatrice  spagnola»,  disse,  eseguendo  una  piroetta,
          battendo i tacchi e poi le mani sopra la testa.
              «Ahi, ahi, ahi», gridò un'altra donna, e anche gli uomini si unirono.
               Evidentemente  le  donne  si  conoscevano  ed  erano  abituate  a  queste

          rivalità.
              «E  tu  di  dove  sei?»  domandai  a  una  donna  bruna,  dall'espressione
          distaccata e malinconica.

              «Di Genova».
              «Per  favore,  tirati  su  la  manica».  Aveva  la  pelle  color  miele.  «Alza  la
          gonna».  Le  gambe  erano  perfette.  «Per  favore,  solleva  un  momento  lo
          sguardo.  No,  non  la  testa.  Solo  gli  occhi.  Assumi  un'espressione
          preoccupata e supplichevole.

               Ora serena». Il suo viso era straordinariamente mobile e le forme piene.
          «Come ti chiami?»
              «Giuliana».

              «Poseresti nuda?»
              «Sì, signora».
              «Ahi, Giuliana!» gridò la spagnola per congratularsi e la spinse in avanti
          col ginocchio.
              Giuliana arrossì. Renata le spiegò dove abitavamo.

              Tornando a casa, Renata disse: «Penso che abbiate scelto quella giusta».
              «Perché?»
              «Sarà più facile lavorare con lei che con le altre».

               Giuliana  non  si  vergognava  affatto  di  spogliarsi  di  fronte  a  me  e
          l'andirivieni di Palmira non le dava alcun fastidio.
               Mentre disegnavo alcuni studi delle varie pose - distesa sui cuscini sul
          fianco destro, poi sul sinistro - le raccontai la storia di  Cleopatra, quanto
          fosse ricca e potente e quanto seducente con gli uomini. «La regina della

          sensualità».
              «Vorrei conoscere il suo segreto», disse Giuliana.
              «Lo vorremmo tutte».

               La  ritrassi  con  la  corda  che  avevo  raccolto  posata  sul  seno,  ma  poi
          cambiai  idea.  Era  troppo  ovvio.  Forse  con  l'aspide  che  le  si  avvolgeva
          attorno  al  polso?  Come  se  Cleopatra  stesse  decidendo  il  momento  in  cui
          portarsela al seno. Era una possibilità.
              «Socchiudi gli occhi, Giuliana. Chiudili quasi del tutto, come se stessi



                                                           155
   150   151   152   153   154   155   156   157   158   159   160