Page 151 - La passione di Artemisia
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Pittura sul pavimento, macchie d'olio e tracce di carboncino dappertutto

          e c'è stato meno di un anno».
              Mi feci il segno della croce, esagerando lo sbalordimento.
              «Madonna benedetta, fammi rimanere qui più a lungo di lui».

              Renata rise, ed era ciò che volevo. «Era un vecchio brontolone.
               Siamo contenti che siate venuta voi». Aprì una porta a doppio battente
          che  conduceva  alla  camera  da  letto,  altrettanto  spaziosa.  Il  letto  aveva
          lenzuola fini, c'erano due cassapanche per i nostri vestiti e una stufa.
              «E questa cos'è?» domandò Palmira, indicando un oggetto che pareva

          una scatola quadrata con un coperchio rotondo.
              «Una comoda», rispose Renata.
              Palmira la fissò con sguardo vuoto.

              Renata sollevò il coperchio. «Un vaso da notte».
              Palmira spalancò la bocca per la sorpresa. «Imbottito?»
              «Ce ne sono solo due in tutto il palazzo. Lascio a voi indovinare dove si
          trova l'altro». Poi, rivolgendosi a me, Renata chiese: «Desiderate aiuto per
          sistemare le vostre cose?»

              «Forse più tardi».
              Fece un inchino, gettò un bacio a Palmira e andò via.
              «Guarda,  mamma,  uno  specchio  grande».  Sopra  un  basso  tavolinetto,

          coperto da una tovaglia di lino, su cui era posato un vaso con degli iris, era
          appeso  un  lungo  specchio  di  metallo  lucido.  «Mi  ci  posso  vedere  tutta».
          Palmira  prese  a  girare  su  se  stessa,  guardando  al  di  sopra  della  propria
          spalla la gonna che svolazzava.
               Non volli guardarmi allo specchio. Avrei visto il mio volto esausto per il

          viaggio. Mi sarei guardata l'indomani. In quel momento avevo solo voglia di
          sdraiarmi lunga distesa su un letto immobile, riposare la schiena dolorante
          ed  essere  grata  per  quel  terreno  solido  su  cui  potevo  di  nuovo  posare  i

          piedi. Mi sedetti sulla sponda del letto e mi tolsi le scarpe.
              «Il letto è grande abbastanza per entrambe».
               Bussarono  alla  porta.  Era  Renata,  con  il  viso  angosciato,  che  tornava
          portando un vassoio con dei bicchieri di vetro verde e una brocca d'acqua,
          seguita da un'altra domestica con un vassoio di maiolica ricolmo di dolci,

          pere e noci.
              «Vi prego, Signora. Non lo dite alla signora Gentile.
               Avrei dovuto farvi trovare queste cose prima che arrivaste ma, ma io...

          cercavo di cacciare via quel cattivo odore dalle finestre».
              «In che modo?»
              «Con  le  vostre  lenzuola»,  disse  spudoratamente.  L'altra  ragazza
          ridacchiò.  Le  due  posarono  i  vassoi  e  cominciarono  a  mimare  il  gesto  di
          catturare  l'aria,  sollevando  un  lenzuolo  come  fosse  una  vela  rigonfia  e



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