Page 136 - La passione di Artemisia
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mettermi alla prova, come se sapesse perché l'avevo scritta. Guardando le
sue dita posate sulla lettera, mi irrigidii.
Un improvviso scroscio di pioggia si rovesciò contro le imposte chiuse e
filtrò dall'intelaiatura della finestra, distraendoci per un momento.
Chiudemmo le fessure con gli stracci da pittura.
«Almeno laverà le strade e gli edifici», osservò. «Quando finalmente
finirà la città apparirà più pulita».
Mi venne un'idea.
«E' possibile salire sulla lanterna che sta sulla cupola del Duomo?»
domandai.
«Non credo».
«E che mi dici del campanile?»
«Perché?»
«Per guardare la città. Per vederla pulita».
«La salita è lunga».
«Tanto meglio».
«Immagino che vi debba essere una scala per il campanaro», disse. «Se
gli diamo qualche moneta potrebbe farci salire».
«Voglio vedere se da lassù possiamo sentire la terra muoversi».
Pietro mi guardò come se fossi diventata matta.
«Sai quel filosofo e matematico, Galilei, alla corte di Cosimo? Ha detto
che la terra gira attorno al sole e anche gli altri pianeti».
«Un giorno o l'altro si ritroverà nei guai. Una volta un prete a Santa
Maria Novella ha inveito contro tutti i matematici, definendoli servi del
demonio. Tutti sapevano che si riferiva a Galileo».
«Di recente?»
«No».
«Se si muove, magari così in alto lo possiamo percepire.
Andiamoci. Domani. Domenica».
«E' probabile che piova».
«Non importa. Se non lo facciamo ora, forse potremmo non farlo più».
Mi guardò nel più strano dei modi - come se si fosse reso conto che io
potessi sapere, o che il nostro accordo di convenienza potesse arrivare a
sfasciarsi. Per un istante mi sembrò di aver letto sofferenza nel suo
sguardo.
Avrei potuto appartenergli davvero del tutto? Ogni giorno?
Ogni ora? Che lui fosse l'unico centro della mia vita? Pittrice o moglie.
Moglie di un pittore. Che cosa volevo essere veramente? Forse, salire lì
sopra avrebbe potuto chiarirmelo.
«Voglio salire sopra tutto questo...» Feci un vago gesto con la mano.
Che fosse lui a deciderne il significato.
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