Page 133 - La passione di Artemisia
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passò davanti ai lombi del David. Un fantasma.

              Sguardi furtivi. Mani calde intrecciate. Incontri clandestini.
               Pietro  aveva  un'amante  che  stava  entrando  proprio  ora  negli  Uffizi.
          Ultimamente, Pietro si tratteneva più spesso a disegnare là con i suoi amici.

          In  questo  preciso  istante  lei  stava  correndo  da  lui  nell'impeto  della
          passione,  non  sopita  da  questo  incontro  casuale  con  "la  moglie".  E  la
          bambina, ora più grande e capricciosa. Lo informerà che la moglie sa? No.
          Potrebbe rinunciare a lei. Non con la donna e la bambina a pochi passi lì
          fuori. Ci penserà dopo. Nello studio di Pietro. Dopo avergli passato le dita

          lungo la schiena, sui fianchi muscolosi, sulle valli gemelle dei suoi lombi,
          che  si  riuniscono  in  un  triangolo  scuro,  dopo  aver  baciato  i  suoi  lombi,
          dopo averlo sfiorato con la lingua, facendolo inarcare e sollevare e sollevare

          ancora, in un delirio di desiderio per lei.
              Smettila! ordinai a me stessa. Sii razionale.
               Non potevo farmi trovare lì quando fossero usciti dagli  Uffizi. «Vieni,
          Palmira. Andiamo a casa».
              «Ma siamo appena arrivate».

              «Prendi la palla».
               Riparai  le  mie  matite,  la  carta  e  la  sua  bambola  sotto  il  mantello,
          l'afferrai  per  mano  e  corsi  via.  «Conta  le  pozzanghere»,  gridai,  per  darle

          qualcosa  con  cui  distrarsi.  Le  evitavamo,  passando  accanto  alle  tinozze,
          vuote se non per la pioggia, mentre i tintori in una simile giornata erano
          tutti in casa. Come entrammo nel portone, crollammo entrambe sulle scale
          col respiro affannato.
               In casa le tolsi i vestiti bagnati, l'asciugai vigorosamente, l'avvolsi nella

          mia vestaglia, le diedi del brodo caldo e degli spicchi di mela. «Hai sonno?
          A volte il brodo caldo fa venire sonno». Le preparai il letto e la misi sotto le
          coperte.

              «Ecco  il  modo  migliore  di  riscaldarsi»,  dissi,  sfregandole  il  corpo  da
          sopra le coperte.
              «Perché ci siamo messe a correre, mamma?»
              «Per la pioggia, tesoro».
              «Ma eravamo già bagnate».

              «Zitta ora. Fai un bel sonnellino. Vado un attimo di sopra da Fina. Tu
          puoi  venire  quando  ti  svegli».  Mormorai  una  ninna  nanna  e,  quando
          finalmente si addormentò, andai di sopra. Fina stava lavando le sue poche

          stoviglie.
              «Che giornata orribile», le dissi.
              «Palmira dov'è?»
              «Sta dormendo in un letto caldo. Ci siamo bagnate oggi.
              Non saremmo mai dovute uscire». Mi tremava il mento.



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