Page 130 - La passione di Artemisia
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questa».
«Sì. Ho imparato che Roma rispetta uno scienziato solo se le sue idee
non sollevano dubbi di sorta nei confronti delle credenze stabilite».
Che avrei potuto dire per rallegrarlo? Conoscevo anche troppo bene
l'amarezza di un giudizio errato.
«Papa Paolo mi ha assicurato la sua protezione».
«Ma non è questa la fine».
«No. Non è la fine».
A casa rimisi Santa Caterina sul cavalletto e presi l'ultima lettera di
Galileo dal mio scrigno.
Mia cara Artemisia, la fredda tramontana soffia con tale forza, che temo
di uscire la notte a compiere osservazioni col mio telescopio anche solo per
un'ora. Non sono riuscito a vedere le comete per via della mia malattia.
Anche l'invito che Vi feci ritarda. Sappiate che lo tengo presente nella mia
mente e che arriverà il giorno in cui sarete ospite gradita nella mia villa di
Bellosguardo, da dove si gode una libera vista del cielo. Nel frattempo sto
studiando le maree e sono abbastanza contento.
Il Vostro amico e ammiratore Galileo Avevo cercato di incoraggiarlo
nelle mie lettere, dicendogli di non darsi pena di spiegarci ogni cosa. Forse
non era una cosa negativa che rimanesse qualche mistero che ci accendesse
l'immaginazione.
Ora gli scrissi: Mio Illustrissimo Amico e Maestro, Vi penso spesso e
confido che il perseguire i Vostri numerosi interessi Vi abbia dato gioia.
Rischiando di farvi pensare che Vi scrivo solo quando ne ho necessità,
posso chiedervi un favore? Ritengo che sia in Vostro potere e spero, alla
luce della nostra amicizia, che sia Vostro piacere e non cosa gravosa
porgermi il Vostro aiuto.
Per la prima Giuditta che dipinsi per lui - la ricorderete, quella in cui
uccide Oloferne - Cosimo mi disse che mi avrebbe pagato, ma così non è
stato. E' giovane e tutto il suo interesse ora è assorbito dal costruire,
dunque ha dimenticato. Voi avete una certa influenza presso di lui. Una
Vostra parola privata, come suo passato tutore, potrebbe far molto per
ricordargli la sua promessa. Non oserei chiedervelo, ma mi trovo in una
circostanza di necessità.
Mi sono interrogata per molti mesi, nel tentativo di ricordare ciò che
sentii dire del cardinale Bellarmino. Ora lo so. E' chiamato "il martello degli
eretici". Me lo disse una monaca a Roma. Siate molto prudente, amico mio.
Vi bacio le mani e Vi porterò eterna gratitudine Vostra sempre
Artemisia Non passò molto tempo che mi fu consegnata una bella somma
di denaro ma, dopo aver pagato i debiti al falegname, alla sarta e allo
speziale e aver fatto un po' di provviste per noi, dovetti tornare alla
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