Page 124 - La passione di Artemisia
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«Mi sembra così sciocco».
«Pare che tu sia angosciata. E' esattamente quello che voglio. Adesso
immagina che sia una giornata soffocante e che tu debba immergere le
braccia in quella tinozza bollente.
Che espressione avresti?» Torse il viso. «Troppo. Ah, sì. Come se avessi
appena ascoltato una triste storia. La storia più triste che tu possa
immaginare. Che Giorgio ti abbia lasciata».
Fece la faccia sconvolta, ma poi scoppiò a ridere. «Mi dispiace, signora».
Si ricompose e provò di nuovo.
«Ecco, ottimo. Adesso guarda lì, invece che guardare in basso. Verso la
crepa che scende dal soffitto lungo la parete.
Perfetto. Ferma».
Le settimane seguenti mi resi conto - come la stessa Umiliana - che
poteva rimanere in posa immobile, senza intervalli, per ore e mantenendo
sempre quell'espressione di angoscia. Era proprio la modella giusta per una
Maddalena timorosa di rinunciare a tutto ciò che conosceva.
Una mattina, dopo aver visto Pietro uscire di casa con il vestito da
lavoro macchiato di colore, osservò: «Due pittori nella stessa casa. Strano».
«Non c'è più di un tintore in casa tua? Anche mio padre è pittore. Noi
facciamo quello che ci sembra naturale».
«E allora come si fa a cominciare a fare qualcosa di diverso?»
«Quando si è una persona di tipo diverso. Quando non ci si riconosce in
quella cosa. Quando si ha una passione tutta propria».
Per un attimo mi preoccupai di quello che avrebbe significato per lei
questo periodo di lavoro più lieve, una volta che fosse tornata alle sue
tinozze di colore. Avrebbe potuto farle apparire irraggiungibile ciò che
desiderava dalla vita rispetto a quello che poteva ottenere e io ne sarei stata
responsabile. E tuttavia è bene che la speranza non cessi di batterci sulle
spalle, perché ci ricorda l'esistenza di un paesaggio più vasto e ci aiuta a
vivere nei momenti peggiori.
«Come fa la gente a sapere a chi di voi due chiedere di dipingere
qualcosa?» chiese Umiliana.
«Guardando le nostre opere, suppongo».
«E le sue dove sono?»
Indicai le pareti con un ampio gesto. «Qui. Queste sono tutte sue».
Le guardò come per la prima volta. «Chi è più bravo?»
Palmira sollevò la testa dal tavolo.
«Nessuno dei due», dissi.
«Non litigate su chi dei due sia più bravo?»
Osservandoci con attenzione, Palmira lasciò sgocciolare la minestra dal
cucchiaio.
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