Page 121 - La passione di Artemisia
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potrebbe indossare un abito sontuoso, che piacerebbe ai fiorentini.

               I  capelli  sciolti  potrebbero  rivelare  una  sensualità  a  malapena  celata.
          Avrei potuto suggerire il selvaggio abbandono della Maddalena di Donatello
          con un piede nudo - non un bel piedino, ma il piede di una donna provata

          dalla vita - che affiorasse sotto l'orlo della gonna.
              Camminavo veloce, infiammata da quell'idea.
               Doveva  essere  ironica,  contraddittoria  e  ambigua.  La  fronte  sarebbe
          stata  aggrottata,  gli  occhi  pieni  di  lacrime,  le  palpebre  arrossate  e  gonfie,
          per la vergogna del proprio passato, ma sarebbe stata ancora vestita di sete

          preziose,  avrebbe  indossato  dei  gioielli,  essendosi  appena  preparata  di
          fronte allo specchio per il prossimo cliente. Le lacrime avrebbero rivelato la
          sua ambiguità. Per che cosa veramente piangeva?

               Vicino a casa, in via de' Tintori, vidi dei drappi di seta giallo-oro brunito
          appesi ad asciugare alle finestre. Ve n'erano degli altri stesi su intelaiature
          di legno. Il colore ideale per la mia Maddalena! Una giovane donna ne stava
          tirando  su  altri  da  un  tino  e  il  sole  si  rifletteva  nel  liquido,  facendo
          risplendere  le  sue  robuste  braccia  nude.  La  osservai  per  un  po'.  Era  una

          ragazza forte, bella, dalla pelle dorata, le spalle ampie, i capelli ricci, il volto
          atteggiato alla sofferenza.
               Se  fossi  riuscita  a  farle  mantenere  quella  stessa  espressione,  con  lo

          sguardo rivolto verso l'esterno, invece che sul mastello fumigante...
               Mi  avvicinai  a  lei.  «Che  colore  meraviglioso.  Non  ti  fa  amare  il  tuo
          lavoro?»
              «No,  signora.  Vi  piacerebbe  respirare  in  continuazione  i  fumi
          d'ammoniaca e bruciarvi la pelle?»

              Aveva gli occhi rossi e lacrimosi. Perfetta. Sembrava che avesse pianto.
              «Che cosa preferiresti fare?»
              «Preferirei tessere o cucire».

              «Qualcosa da fare seduta?»
              «Ah, sì».
              «Ti piacerebbe essere pagata solo per stare seduta?»
               Mi diede un'occhiata sospettosa. «Sono una donna onesta, signora. Non
          sono una...»

              «Sono una pittrice. Mi piacerebbe dipingerti. Sei bella».
              Assunse un'aria beffarda. «Mio padre non mi crederà».
              «Fammi parlare con lui».

               Mi condusse sul retro di un'angusta bottega. La risposta di suo padre fu
          un no deciso.
              «Chi  sorveglierà  la  tua  tinozza?»  le  domandò,  quasi  come  se  volesse
          ignorarmi.  Non  ne  ero  sicura.  Uno  dei  suoi  occhi  era  puntato  in  un'altra
          direzione.  Mi  chiesi  come  gli  appariva  il  mondo  e  mi  dispiacque  pensare



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