Page 116 - La passione di Artemisia
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«Sì.  Mi  ha  molto  impressionato  la  vostra  partecipazione  al  nostro

          dibattito sulla pittura e la scultura».
              «Una  discussione  interessante,  anche  se  non  consueta  per  me».
          Quando  mai  avevo  avuto  una  conversazione  del  genere  con  Pietro?  Non

          ricordavo.
              «Vi rendete conto della grandezza del vostro successo?
               La  prima  donna  a  entrare  in  Accademia.  Una  donna  che  combatte  la
          limitatezza  della  tradizione.  Una  donna  con  una  sua  visione  personale.
          Ammirevole davvero».

              Non potei fare a meno di sorridere a quelle osservazioni.
              Se avesse fatto più fresco avrei potuto pensare a una risposta adeguata.
               Gli ospiti presero a sciamare sulla terrazza e in giardino in cerca di un

          po' d'ombra e di brezza.. Galilei non accennò a lasciare la tavola. Prese dalla
          tasca un fazzoletto pieno di cedri canditi. «Debolezze di un vecchio». Me li
          offrì, posati sul fazzoletto.
              «Sono deliziosi. Ognuno ha una forma diversa. Come fossero di vetro».
          Ne presi uno. «O delle pietre preziose».

              «I cedri sono andati bene quest'anno. Li tengo in vasi di terracotta nella
          mia villa. E ho anche aranci e limoni».
              Canditi che crescono sugli alberi?»

               Fece una risatina per l'omissione. «Li trasforma in canditi suor Maria
          Celeste  del  convento  di  San  Matteo  ad  Arcetri».  Posò  il  fazzoletto  sulla
          tavola e li osservò rotolare.
              «E' mia figlia».
              «Oh, non sapevo che foste sposato».

              «Non sono sposato». Lasciò passare un momento. «E non lo sono mai
          stato».
               Non  avrei  dovuto  sorprendermi.  Anche  se  non  era  particolarmente

          bello,  era  un  uomo  intelligente  e  capace  di  tenerezza,  un  autentico
          galantuomo, che una donna intelligente avrebbe potuto facilmente amare.
              «Strano, vero? Per un uomo della mia età».
              «Forse non così strano per un uomo innamorato delle stelle».
              «Ho anche un'altra figlia e un figlio. Sono in buoni rapporti con la loro

          madre, ma non abbiamo mai vissuto insieme.
              Adesso è sposata e vive a Padova».
               Spostai discretamente lo sguardo dai canditi al suo viso, per cercare di

          discernere  i  sentimenti  che  provava  per  lei,  ma  i  suoi  occhi  erano
          imperscrutabili.
              «Abbiamo parlato troppo del mio lavoro. Parlatemi del vostro», dissi.
               Mi  scrutò  brevemente.  «Penso  che  abbiate  una  mente  aperta
          all'universo  visibile,  non  rattrappita  dai  dettami  delle  credenze



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