Page 104 - La passione di Artemisia
P. 104
Ero irrequieta. Presi il pennello di Michelangelo dal fondo della
cassapanca e svolsi la stoffa che lo avvolgeva.
Non l'avrei mai usato. Lo sollevai in aria, come se stessi dipingendo
qualcosa, qualcuno. Chi? L'uomo con la testa persa tra le stelle. L'ampia
gorgiera bianca che, alta, gli circondava il collo, il naso diritto e
aristocratico, gli occhi intelligenti e dolci. Ricordai dove l'avevo già visto: in
piedi, di fronte a me, durante la cerimonia di ammissione all'Accademia.
Sorridente.
Mi distesi sulla panca coperta di cuscini e con i peli morbidi mi sfiorai la
gola, la gola che Vanna aveva giudicato brutta. E se pure lo pensava? Non
tutti erano della stessa opinione. Inoltre, io possedevo qualcosa che non
aveva nessun altro. I peli del pennello, morbidi come quelli di un gatto,
lungo la mia gola, dietro le orecchie, il loro tocco tormentoso e titillante
dentro l'orecchio, la mano del divino Michelangelo su quel pennello, lungo
il collo, chiudendo gli occhi, lasciando fuori la luce della candela,
escludendo qualunque cosa che potesse distrarmi da quella sensazione, tra
i seni, scostando il tessuto della camicia, carezzandoli dolcemente in ampi
cerchi, prima l'uno e poi l'altro e poi stringendo i cerchi, sempre più,
esitando, e stringendo i cerchi attorno ai capezzoli. Avvertendo il mio
ventre contrarsi, rilasciarsi, contrarsi, in un ritmo che mi sollevava, in
un'onda che stava per rovesciarsi, era sul punto di rovesciarsi e poi...
Tremai e mi rilassai, a lungo pacificata e appagata e sognante.
104