Page 80 - Il mercante d'arte di Hitler
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come l’osservatore può intuire, assorto in tormentosi ricordi dal
fronte.
Pur non essendovi azioni di guerra dirette, a Vilna i due
fratelli sono esposti a una situazione estrema, soprattutto
Cornelia, che nel lazzaretto assiste a scene drammatiche. Ma di
fronte alle disgrazie attorno a sé Cornelia, a differenza della
gran parte dei colleghi in servizio nell’esercito, non si isola.
Come lei, e come già accaduto per le esperienze sul campo,
anche Hildebrand nelle proprie lettere non fa parola delle
miserie delle persone che si trova davanti ogni giorno. Ben
diverso è l’atteggiamento dello scrittore Herbert Eulenberg,
anche lui di stanza a Vilnius nella divisione Propaganda. Con
plastico realismo Eulenberg descrive alla moglie Hedda la fame
imperante: «La gente supplica i passanti per un tozzo di pane,
seguendoli ovunque. Ma la cosa peggiore è lo sguardo dei
bambini affamati, che ti si conficca come una lama nell’anima.
Si accovacciano agli angoli delle strade e ti guardano con grandi
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occhi lucidi, ingigantiti dalla febbre e dalla fame» . Cornelia è
costretta a vedere anche di peggio, perché nel lazzaretto militare
di Antokol, un tempo sanatorio dell’esercito russo, «centinaia di
affamati tra gli abitanti del posto si nutrono ogni giorno di
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avanzi di cibo» che vengono loro distribuiti . Cornelia rielabora
quel che vive mediante la propria arte. Nei suoi schizzi la
pittrice ricrea immagini strazianti di mendicanti, mutilati di
guerra, scene di cordoglio, tra cui ritratti di donne che si gettano
a terra disperate sul pavimento delle loro stanze e con le mani si
percuotono il viso. Dietro di esse è possibile scorgere
un’immagine dell’artista stessa. A Vilnius Cornelia matura
dentro di sé l’artista che avrebbe sempre voluto essere: diretta,
empatica, votata all’esistenza.
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