Page 448 - Il mercante d'arte di Hitler
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riparazione potrebbe incidere quindi in modo positivo anche
sull’eventuale successiva vendita delle opere, come nel caso di
Foglie d’acero appassite (1817) del poco noto bozzettista
Friedrich Olivier, che nel 2014 si aggiudicò un ricavato record
di 2,6 milioni di euro all’asta autunnale della casa berlinese
Bassenge. O il guazzo di Adolph Menzel Armature in piedi
(1866), che all’incanto dell’autunno 2014 portò a Villa
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Grisebach addirittura 2,8 milioni di euro .
Vecchi termini, nuove leggi
Accanto al potenziamento finanziario e logistico della ricerca,
manca però ancora un chiaro impegno nei confronti degli eredi,
che chiedono con urgenza un rinforzo sul piano giuridico. Con
la fine della guerra, la Repubblica federale ha prevedibilmente
contenuto i tempi di prescrizione, per incentivare una rapida
ripresa economica dopo il 1945. A parte qualche eccezione, alla
volta del 1960 sono scaduti i termini per la presentazione delle
richieste di riparazione. Con i casi delle opere d’arte rubate ci si
ritrova ora, a certe condizioni, a dover considerare la
sospensione di tali termini, e in futuro – questa la proposta di
Monika Grütters – l’onere di dover provare che l’acquisto è
avvenuto in buonafede potrebbe anche essere a carico dei nuovi
proprietari. La giurisprudenza di altri Paesi offre ulteriori
impulsi a un tale ripensamento. Negli Stati Uniti non vi è la
possibilità in generale di appellarsi alla buonafede e in Gran
Bretagna non esiste prescrizione nei casi di furto. In Austria una
commissione di ricerca autonoma esamina dal 1998 gli
assortimenti dei musei della Confederazione. Un comitato
consultivo istituito dal ministero dell’Istruzione, arte e cultura
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