Page 452 - Il mercante d'arte di Hitler
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Leopold Museum si è finora rifiutato di farlo, accettando come
unica via quella di una compensazione economica.
Esemplare in tal senso è la gestione del caso della collezione
Asiatika di Philipp F. Reemtsma, 319 oggetti d’arte totali
dell’Estremo Oriente che nel 1996 sono andati in dono al Museo
d’arte e mestieri di Amburgo e lì, tra il 2010 e il 2013, furono
sottoposti a indagine sulla loro provenienza. Per 91 di essi fu
possibile ricostruire i retroscena, i pezzi di dubbia origine
furono pubblicati nella banca dati “Lost Art”. La collezione
Reemtsma è divenuta un pezzo importante della mostra Arte
rubata? Ricerche sulla provenienza delle collezioni del Museo
di arti e mestieri, che si è proposta di considerare in modo
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esplicito il passato del patrimonio del museo . Il produttore di
tabacco aveva acquistato le opere di Asiatika da otto diverse
collezioni. Tra queste si contano pezzi della raccolta di
Margarete Oppenheim e dell’assortimento della società d’arte
berlinese Dr. Otto Burchard & Co. Per questi materiali
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espositivi è ora in corso l’esame di un’istanza di restituzione .
Il caso Gurlitt apre gli occhi anche su un altro territorio,
finora inesplorato: il modo in cui la Repubblica democratica
nella Germania Est (DDR) ha gestito i beni d’arte provenienti
dagli espropri. Nel suo discorso al Deutscher
Kunstsachverständigentag, la “Giornata degli esperti d’arte”
indetta a Colonia a gennaio del 2014, Samuel Wittwer, che si
occupa della direzione dei castelli e dei patrimoni d’arte della
Fondazione delle regge e dei giardini prussiani, fa riferimento a
questa problematica. Tra il 1945 e il 1946 settemila grossi
latifondi furono espropriati, i loro poderi e le residenze
sgomberate. Dietro la maschera di un programma di “recupero
dei castelli”, numerosi pezzi di grande valore finirono nei musei
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