Page 453 - Il mercante d'arte di Hitler
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pubblici, dove il più delle volte le loro tracce si perdono con
l’inserimento in sistemi indifferenziati di numerazione. Un’altra
forma di arricchimento statale furono i tributi fiscali imposti ai
collezionisti privati, volti a estorcere loro beni, o la confisca di
proprietà private in caso di espatrio o di fuga dal Paese.
Nonostante lo studio di questi espropri sia ancora agli inizi, il
tema trova ben poco supporto a livello politico. Anche qui,
però, il tempo è tiranno, perché la generazione delle persone
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direttamente coinvolte sta scomparendo poco a poco .
Per quanto diversi siano i casi di arte rubata durante il
nazionalsocialismo e sotto il regime della DDR, in entrambi la
riparazione non basta. Anche per la revisione dei torti compiuti
in Germania Est i termini di scadenza per la presentazione di
istanza sono troppo brevi e interviene il principio della
prescrizione: la situazione giuridica fatica a stare al passo delle
esigenze morali. Le leggi vigenti prolungano così le ingiustizie
perpetrate dall’apparato statale precedente.
L’affaire Gurlitt è un monito a non ripetere gli errori compiuti
nel ’45. Si tratterà pure di un caso eccezionale, ma vale anche
per tutti. I patrimoni di arte rubata che si nascondono nelle
collezioni pubbliche e private devono venire alla luce e, dove
possibile, tornare nelle mani degli antichi proprietari o dei loro
discendenti. Solo il caso ha permesso di portare la collezione
Gurlitt e la sua storia sotto gli occhi di tutti. E con esso gli
eventi del passato e le complicazioni del presente sono divenuti
più chiari che mai. Settant’anni dopo la fine della guerra, i
tempi sono maturi per rendere giustizia alle vittime del regime
nazista, anche nel campo dell’arte.
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