Page 450 - Il mercante d'arte di Hitler
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paradigmatici di tale questione sono il Museo Georg Schäfer di
Schweinfurt e il Museo della fantasia di Lothar-Günther
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Buchheim a Bernried . Entrambi i collezionisti hanno fatto i
propri acquisti principalmente nel dopoguerra, quando nessuno
chiedeva esattamente da dove venissero le opere d’arte. E
furono spesso clienti di quei mercanti d’arte e case d’asta attivi
ai tempi del Nazismo che dopo la guerra tornarono a operare sul
mercato e rifornirono tanto musei quanto industriali, consiglieri
di amministrazione nelle banche e politici nel Paese del
miracolo economico di opere dell’arte moderna classica
provenienti dagli assortimenti messi insieme fino al 1945. I
lavori di Heckel, Schmidt-Rottluff e compagnia volevano, non
da ultimo, essere il segno del nuovo inizio, della giusta
professione di intenti dei loro acquirenti.
Certo, il Museo della fantasia ha presentato all’Agenzia di
ricerche sulla provenienza un progetto che consente finalmente
l’avvio delle indagini sui propri patrimoni. Ma mancano i fondi,
e i lavori devono dunque ancora cominciare. La collezione del
dottor Georg Schäfer, che ospita in assoluto la più grande
raccolta al mondo di opere di Spitz weg, possiede numerosi
pezzi che si sospetta provengano dal furto d’arte. Un accordo
con gli eredi di Liebermann, rivoltisi al museo per la prima
volta nel 2009, non è stato finora raggiunto. A ottobre del 1999,
in compenso, la fondazione di Eske e Henri Nannen di Emden
ha reso agli eredi del collezionista Ismar Littmann di Breslavia
un quadro di Otto Mueller, uno dei primi casi di restituzione in
Germania.
Ben diversa è la cornice in cui si muove il Leopold Museum
di Vienna, il cui fondatore pure ha cominciato a collezionare
opere negli anni Cinquanta. Nel 1994 Rudolf Leopold ha
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