Page 425 - Il mercante d'arte di Hitler
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spalancato le porte del mercato al commercio di questi stessi
beni. Delle ventimila opere confiscate, circa un terzo sarebbero
finite sul mercato dell’arte durante il Terzo Reich. Altrettante,
se non più, sono andate distrutte, questi i dati del centro di
ricerca di “arte degenerata” della Freie Universität di Berlino.
Negli anni successivi alla guerra, le opere rimaste invendute
fino al 1945, sono state oggetto di un commercio ancor più
fiorente. Molte sono finite in vendita a tutt’altri musei rispetto a
quelli d’origine, numerose anche all’estero.
Il tentativo dell’allora presidente della Corte costituzionale
tedesca, Jutta Limbach, quindi non poteva che andare a vuoto.
A dicembre del 2014 la donna, a capo della commissione
consultiva federale che porta il suo nome, incaricata di dirimere
le controversie nei casi di restituzione, ha proposto un «grande
scambio multilaterale» tra i musei per poter ristabilire i rapporti
di proprietà del 1937, una procedura del tutto implausibile, che
ha incontrato la bocciatura dei direttori museali di tutta
Germania. Hermann Parzinger, presidente della Fondazione per
il patrimonio culturale prussiano, tra gli altri, critica la proposta
poiché questa metterebbe «un’altra volta sottosopra la nuova
coerenza organica guadagnata negli ultimi decenni dalle
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collezioni» . Musei renani che oggi, ad esempio, possiedono
quadri un tempo appartenuti alla Galleria nazionale di Berlino
non hanno alcun interesse a praticare questa forma di
restituzione di “arte degenerata”. Mentre per Jutta Limbach si
tratta di un «dovere morale», per i musei l’aspetto relativo alla
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cura delle collezioni è più rilevante . Per poter colmare il più
possibile le lacune aperte nelle loro collezioni, i musei tedeschi
dopo la guerra hanno acquistato opere un tempo screditate come
“arte degenerata”, tornate sul libero mercato, senza interrogare
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