Page 430 - Il mercante d'arte di Hitler
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provenienza del convoluto, che con incredibile velocità
giungono alla conclusione secondo cui nulla darebbe adito al
sospetto che si tratti di arte rubata. Tra i reperti di Salisburgo vi
sono anche importanti documenti che riempiono in totale
diciassette scatoloni: libri, lettere, cataloghi, tra cui quello
dell’asta parigina per la collezione di Georges Viau con gli
appunti di Hildebrand Gurlitt; vi si aggiungono album
fotografici con oltre duemila riproduzioni di dipinti, che il
mercante d’arte avrebbe utilizzato negli anni Trenta e Quaranta
per presentare la propria merce ai clienti. Sul retro delle
fotografie sono riportate le principali informazioni: titolo,
misure, provenienza. I venticinquemila fogli dei documenti
vengono prelevati dai ricercatori incaricati dagli avvocati di
Gurlitt. Il capo della Task Force, Ingeborg Berggreen-Merkel,
sostiene di esser venuta a conoscenza delle carte solo più di un
anno dopo il loro ritrovamento. Per gli studiosi impiegati dallo
Stato nelle indagini sulla provenienza ciò significa una perdita
di tempo prezioso, perché con l’aiuto delle fonti di Salisburgo
avrebbero potuto ricostruire la storia delle circa cinquecento
opere inserite nell’archivio di lostart.de molto più rapidamente.
Con la morte di Cornelius Gurlitt, il 6 maggio 2014, l’analisi del
convoluto da parte dei ricercatori privati si ferma, il loro
compito finisce qui. Solo ad aprile del 2015 esso passa nelle
mani dell’ufficio della Task Force.
Ma la vera svolta nel caso avviene proprio il 6 maggio 2014
con la morte dell’ereditiere. Gurlitt ha steso un testamento che
scombina tutti i vari piani presi in considerazione dal governo
per la collezione. Cornelius ha dettato le proprie ultime volontà
già a gennaio, quando Ingeborg Berggreen-Merkel ancora
sperava di poter affidare la collezione a un museo bavarese. Che
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