Page 424 - Il mercante d'arte di Hitler
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violazione del segreto di ufficio presso la Procura generale di

                Monaco di Baviera. A farla scattare è la pubblicazione di alcune

                foto  della  perquisizione  e  di  altre  informazioni  confidenziali
                dagli  atti  dell’inchiesta.  Di  fronte  alla  proposta  avanzata  dal

                ministro della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnaeernberger di

                archiviare  il  procedimento  contro  Gurlitt,  a  condizione  che

                questi accetti di rinunciare alla collezione, il giurista monacense

                Volker  Rieble  parla  di  giustizia  politica  sommaria,  questa
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                l’accusa .
                   Ma  una  cosa  è  sicura  fin  da  subito:  una  buona  parte  della

                collezione appartiene a Gurlitt senza condizioni – i 276 quadri

                del patrimonio di famiglia e le 231 opere fino a quel momento

                classificate  come  “arte  degenerata”,  ma  acquistate  in  realtà  ai
                musei prima del 1933. In tutto sono 507 pezzi. 252 opere d’arte

                ancora  si  presume  provengano  dall’operazione  di  sequestri.  Il

                fondamento  giuridico  è  però  incerto,  perché  la  Legge  sulla

                confisca dei prodotti di arte degenerata del 31 maggio 1938 non

                è  mai  stata  revocata  e  le  opere  sottratte  ai  musei  statali  non
                possono essere fatte valere come casi di spoliazione. All’epoca

                inoltre le opere erano state sottratte a istituzioni pubbliche e non

                a privati cittadini oggetto di persecuzioni; la dimensione morale

                della  vicenda  pertanto  è  differente.  I  ventimila  lavori,  circa,

                sequestrati  al  tempo  appartengono  oggi  di  diritto  ai  loro

                successivi  proprietari.  Fanno  eccezione  soltanto  le  opere
                concesse  in  prestito  ai  musei  da  cittadini  privati  che  furono

                confiscate  assieme  alle  altre  nel  quadro  dell’operazione  “Arte

                degenerata”.  Mantenendo  invariata  la  validità  della  legge  del

                1938,  la  giovane  Repubblica  federale  aveva  cercato  quindi  di

                garantire  una  “pace  giuridica”,  ritenendo  irrealizzabile

                qualunque  revisione.  E  al  contempo,  a  partire  dal  1945  ha




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