Page 419 - Il mercante d'arte di Hitler
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farlo apparire i suoi avvocati. Per metter in moto il processo di
vendita dei suoi quadri, l’ereditiere deve comunicare con il
mondo esterno, allacciare i contatti giusti, predisporre il
trasporto delle opere d’arte dal loro nascondiglio.
Che Cornelius Gurlitt, benché ormai molto in là con gli anni,
abbia ancora legami piuttosto lucrativi nel commercio dell’arte
lo dimostra l’asta per il Domatore di leoni di Max Beckmann al
Kunsthaus Lempertz di Colonia. Gurlitt consegna il guazzo in
formato gigante il 2 dicembre 2011, sei mesi dopo che la
Procura, il 20 maggio 2011, ha avviato un procedimento per
reati fiscali contro di lui. È possibile anche che la casa d’aste di
Colonia allerti un’altra volta la Procura, che subito dopo ordina
un blitz in Artur-Kutscher-Platz. Il quadro di Beckmann, che
risulta disperso dal 1930, presenta alla consegna tutti i segni di
inadeguate condizioni di mantenimento: è coperto di polvere, la
cornice in uno stato desolante. L’opera, appartenuta
originariamente al commerciante d’arte e collezionista ebreo
Alfred Flechtheim, diviene il lotto di punta dell’asta. Il catalogo
richiama l’attenzione dell’avvocato dei discendenti di
Flechtheim, che prende contatto con la casa d’aste a Colonia.
Quest’ultima convince Gurlitt a dividere con gli eredi i ricavi
attesi. Una procedura che dovrebbe garantire la vendita senza
destare attenzioni indesiderate. Il pericolo altrimenti è che
Gurlitt possa voler ritirare il dipinto dall’asta, per metterlo in
vendita altrove a porte chiuse e soprattutto senza dover spartire i
proventi. L’incanto a Lempertz durante l’asta autunnale del
2012 porta un gettito di 892.000 euro, di cui 430.000
plausibilmente vanno a Gurlitt.
Anche Benita Gurlitt piazza alcuni quadri sul mercato d’arte,
più precisamente con l’ausilio del marito Nikolaus Fräßle.
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