Page 361 - Il mercante d'arte di Hitler
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Gurlitt una lezione: «Per altro verso deve capire di aver agito in
maniera chiaramente irresponsabile», afferma il direttore della
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Kunsthalle in presenza dell’avvocato cui è affidato il caso .
Gurlitt è offeso. Proprio Heise – esponente di una delle più
grosse famiglie di Amburgo, sposato con la figlia del primo
cittadino di Lubecca, che ha ottenuto il congedo da Lubecca con
la pensione e mai senza un consistente patrimonio – proprio lui,
pensa Gurlitt, gli rimprovera di essere venuto meno alla propria
etica professionale. L’ambiente familiare, la copertura
economica, questo ha permesso a Heise a differenza sua di
sopravvivere comodamente durante il Terzo Reich, ritirandosi
dalla scena pubblica. Gurlitt, altrimenti sempre diplomatico, è
scosso da quell’aperto rifiuto nei suoi confronti, che per il
momento ostacola un ritorno ad Amburgo. Ciò che non riesce a
comprendere è perché il direttore del Museo di Amburgo gli
neghi la possibilità di riprendere la vecchia amicizia. Neppure
messo direttamente di fronte ai fatti Gurlitt riesce a capire cosa
vi fosse di sbagliato nel suo operato. Con ostinazione decide di
provare per un’altra via.
Già l’anno seguente, nel 1946, Gurlitt fa domanda per essere
ammesso all’Associazione dei mercanti d’arte della Germania
settentrionale ad Amburgo. Ma anch’essa gli viene negata, non
avendo alcuna attività nella città anseatica. Un anno dopo il
passato lo raggiunge un’altra volta ad Amburgo, quando
nell’inverno del 1947 l’ex segretaria Ingeborg Hertmann lo
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denuncia alle autorità . Ma a quell’epoca Gurlitt ha già chiuso
con Amburgo ed è a un passo dall’assunzione a Düsseldorf. In
questa fase orientata al nuovo inizio, di fronte alla sua attività
nel Terzo Reich, Gurlitt non si confronta neppure una volta
seriamente con la sua colpevolezza. Né è disposto a riconoscere
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