Page 359 - Il mercante d'arte di Hitler
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Biermann-Ratjen con la preghiera di poter avere un colloquio e

                un invito ufficiale da parte della città. Il piano va a rotoli, poche

                settimane  dopo  Heise  viene  nominato  direttore  –  come
                auspicato da tutti ad Amburgo e cosa che lo stesso Gurlitt vede

                di buon occhio. Ancora non immagina quel che lo aspetta: con

                l’insediamento di Heise comincia per lui un duro confronto con

                il  passato,  il  più  aspro  dalla  fine  della  guerra.  L’amico  e

                sostenitore di un tempo trascinerà il vecchio procuratore d’arte
                dei nazisti davanti al giudice con molti meno riguardi rispetto

                agli Alleati.

                   Appena entrato in servizio, Heise prende subito contatto, tra

                gli  altri,  anche  con  Gurlitt,  la  commissione  alla  Cultura  della

                città  di  Amburgo,  infatti,  ha  approvato  una  delibera  per
                condurre «un’inchiesta sui tesori d’arte privati alla Kunsthalle o

                ai  musei  di  Amburgo  durante  il  regime  di  Hitler».  Il  nuovo

                direttore intima a Gurlitt in una lettera la restituzione entro l’11

                ottobre  del  1945  delle  opere  che  il  mercante  d’arte  ha  a  suo

                tempo acquistato a poco prezzo dal museo, tra cui «quattro dei
                migliori  Liebermann  della  Kunsthalle».  Stando  ai  suoi  libri

                contabili, per i quattro dipinti Gurlitt ha dovuto pagare nel 1941

                14.400  marchi  imperiali,  mentre  nel  1911  –  ai  tempi  del

                massimo  successo  di  Liebermann  –  l’allora  direttore  della

                Kunsthalle  Alfred  Lichtwark  aveva  pagato  60.000  marchi
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                imperiali già solo il dipinto Gesù dodicenne al tempio . Werner
                Kloos  aveva  insistito  con  forza  con  il  Senato  di  Amburgo

                perché le opere fossero vendute a Gurlitt: «La Kunsthalle non

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                può ambire a un’offerta migliore di quella del dott. G.» . Ora,
                di fronte all’accusa di arricchimento indebito, il mercante d’arte

                si  dichiara  disponibile  a  sostenere  la  Kunsthalle  restituendo  il

                quadro  Carro  tra  le  dune  rimasto  in  suo  possesso  e




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