Page 335 - Il mercante d'arte di Hitler
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propri quadri
Per poter ricominciare da capo, a Gurlitt ora non rimane che
cercare di riottenere dagli Alleati la sua collezione al completo.
A principio del 1947 gli ufficiali della tutela dei beni artistici
hanno sottoposto un’ultima volta a verifica le opere d’arte
rimaste nella sua abitazione, pochi dipinti a olio, ma in
compenso numerosissimi lavori in carta di arte messa al bando
in quanto “degenerata”. Gurlitt aveva portato con sé ad
Aschbach le opere cui tiene di più, per averle vicine. Non
essendo state infilate nelle casse con la scritta PINACOTECA DI
DRESDA, ma in semplici pacchetti, erano inizialmente passate
inosservate. Non è facile in generale per gli americani stabilire i
rapporti di proprietà: «The legal status of “Entartete Kunst” is
today as confused as the times and circumstances which saw its
development [Lo status legale di “arte degenerata” è oggi tanto
confuso come i tempi e le circostanze che ne hanno visto lo
sviluppo]», scrive il monument man Richard F. Howard,
ufficialmente incaricato di ricostruire la provenienza delle
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opere . Gli oggetti provenienti dall’operazione di sequestri del
1937 e 1938 e approdati in collezioni private vengono per il
momento lasciati dove sono. Che sia il futuro governo tedesco a
occuparsi del problema. In tale senso la Commissione alleata di
controllo non sospende la legge emessa dai nazionalsocialisti
nel 1938 sulla Confisca dei prodotti di arte degenerata, cui al
tempo si erano poste le basi per la sua vendita. Le conseguenze
si vedono ancora oggi nelle lacune delle collezioni museali che
non è stato più possibile colmare con i pezzi finiti sul mercato
nel dopoguerra. I tedeschi hanno mantenuto lo status vigente sul
piano giuridico. Nessuno ha riportato indietro l’orologio della
storia, il furto ai propri danni nel Terzo Reich è stato solo
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