Page 334 - Il mercante d'arte di Hitler
P. 334
volgari insulti – ad esempio che avrebbero dovuto mettere
Gurlitt “a spalare” con gli altri “sangue misto” – all’offerta,
allettante per Hertmann, di aprire insieme una galleria nella sua
26
abitazione ad Amburgo . Lui avrebbe rifiutato, s’intende – così
Gurlitt. Quel che non dice però è che lo stesso mese in cui
Hertmann gli ha proposto di tornare a lavorare insieme a un
nuovo Kunstkabinett, la donna ha inoltrato per lui una richiesta
di ammissione all’Associazione dei mercanti d’arte della
Germania settentrionale ad Amburgo.
La risposta del 7 giugno 1946 fu negativa, poiché per entrare
nella lega era richiesta un’attività ad Amburgo. Vi sono prove di
come Hildebrand e Helene Gurlitt avessero considerato l’idea di
tornare a installarsi nella vecchia sede operativa in quel
27
periodo . Da quando Gurlitt però ha cominciato a fare piani
senza Hertmann, quest’ultima ha deciso di rendergli la vita
impossibile in città. Gurlitt può parare i suoi attacchi, è vero, e
anche chiarire i retroscena della denuncia, ma non riesce a
presentarsi al Kunstverein di Düsseldorf in tempo per la data di
inizio prevista da contratto. A nulla servono le pressioni da lui
esercitate sul presidente della Spruchkammer, Brodkorb: «La
prego urgentemente di voler dunque mettere fine a questa
grottesca situazione, trovandomi ora bloccato qui a causa di tali
menzogne, mentre dal 1° gennaio ormai prendo uno stipendio a
28
Düsseldorf e i tedeschi e gli inglesi mi aspettano» . La
comunicazione conclusiva arriva però solo il 12 gennaio del
29
1948: il procedimento è stato archiviato . Gurlitt può iniziare il
proprio lavoro a Düsseldorf e lasciarsi alle spalle una volta per
tutte ogni esame di coscienza, cosa che comunque non ha mai
fatto seriamente.
Alla riconquista della collezione: Gurlitt recupera i
334