Page 332 - Il mercante d'arte di Hitler
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opere d’arte, suonano assurde di fronte alle spoliazioni che il
Paese occupato poteva subire con simili accordi. Da questo
esempio risulta evidente come le prove documentate siano solo
una mediocre messinscena.
Anche Gurlitt, da parte sua, scrive una lunga serie di simili
lettere di referenze, tra cui quella per il proprio dentista ad
Amburgo, Kurt Fessel, ex membro delle SS. Gurlitt spiega
l’appartenenza di questi all’organizzazione come un
concatenarsi di eventi sfavorevoli e offre così un genere di
giustificazione per il delitto imputatogli cui ricorrerà la maggior
parte degli accusati al processo di un tribunale speciale: è
capitato, senza volere. Al direttore della Kunsthalle, Werner
Kloos, Gurlitt riconosce quantomeno tolleranza di fronte ai
dissenzienti, fingendo di non vedere, ad esempio, quando nel
Kunstkabinett di Gurlitt scorgeva merce proibita, come quadri
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di Georg Grosz . Ma non si fa menzione al fatto che i due,
pochi anni più tardi, si siano trovati in ottimi rapporti d’affari. Il
sistema con cui si lavano le responsabilità è reciproco. Chi
aveva un legame prima viene in aiuto adesso. E la cordata
continua. Gurlitt, un tempo paziente di Fessel, prega il medico,
dopo il suo rilascio dal campo di detenzione, di raggiungerlo ad
Aschbach, per curargli i denti. Ma non a tutti Gurlitt è disposto
a fare il piacere di ripulirli. Al cugino di Helene, Herbert Hanke,
un tempo membro di un’organizzazione del Partito
nazionalsocialista, consiglia invece di leggersi il saggio di
Eugen Kogons, comparso sulla rivista «Frankfurter Hefte» a
luglio del 1947, Il diritto all’errore politico.
Per Gurlitt comunque la cosa finisce bene un’altra volta.
Grazie ai documenti da lui depositati alla Spruchkammer riesce
a ottenere un’assoluzione. Di fronte all’accusa di aver profittato
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