Page 330 - Il mercante d'arte di Hitler
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vicinanze del Kunstkabinett, al numero 10 di Alte
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Rabenstraße . 100 marchi imperiali su un reddito annuo di
154.509 marchi non sono neppure, in ogni caso, una donazione
particolarmente generosa.
Anche dall’estero Gurlitt si procura supporto, come col
collezionista Otto Blumenfeld, ex membro del consiglio
direttivo del Kunstverein di Amburgo, che nel 1938 si è visto
costretto a emigrare in Inghilterra a causa delle proprie origini.
O ancora Guido Schönberger, amico stretto di Gurlitt, che a
quell’epoca nel frattempo lavora per l’Institute of Fine Arts di
New York e il Museo ebraico locale. Il giudizio dello storico
dell’arte residente negli Stati Uniti risulta ovviamente positivo:
«Conosco Gurlitt da sempre come persona di idee progressiste e
di respiro internazionale, estremamente interessato all’arte
moderna e contrario a tutto ciò che i nazisti più tardi avrebbero
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dichiarato essere i propri ideali» . I due si conoscono dagli anni
Venti, quando Schönberger insegnava Storia dell’arte
all’Università di Francoforte ed era curatore responsabile della
collezione di antichità ebraiche al Museo storico della città. A
causa delle origini ebraiche Schönberger venne via via fino al
1936 licenziato da tutti i suoi posti di lavoro e nel 1938 fu
deportato a Buchenwald. Un anno dopo poté emigrare negli
Stati Uniti, facendo tappa ad Amburgo, dove per l’ultima volta
ha fatto visita a Hildebrand Gurlitt al Kunstkabinett. Persino
Konrad Roethel, principale conservatore al Central Collecting
Point di Monaco, simpatizza per Gurlitt e corre in suo soccorso
attestando il «prezioso aiuto» da lui reso nell’identificare opere
da restaurare. Tutti questi interventi in suo favore non fanno che
imbellettare il suo periodo durante il Nazismo, illuminando
spesso solo una parte del passato. Mentre Schönberger dà a
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