Page 326 - Il mercante d'arte di Hitler
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Gurlitt sospetto “profittatore”: una denuncia
Anche qui Gurlitt è solo uno dei tanti, le denunce in questi
anni sono continue. Nella Germania del dopoguerra, come già
nel Terzo Reich, questo continua a essere un valido strumento
per ottenere informazioni. Nei primi anni, dopo il ’45, nel corso
del processo di denazificazione la popolazione viene persino
incentivata dal governo militare a sporgere denuncia contro i
colpevoli sotto il Terzo Reich. Quello che per gli Alleati
rappresenta un mezzo, per quanto dubbio, utile al lavoro di
indagine, viene spesso usato dalla gente più che altro per invidia
o per vendetta, mascherate dietro presunte nobili motivazioni. A
Gurlitt questo capita con la sua prima segretaria, Inge
Hertmann, che lo denuncia alle autorità. La donna ha lavorato
per lui tra la fine del 1940 e il termine del 1941, prima del
definitivo trasferimento a Dresda a principio del 1942, e ha un
conto in sospeso con Gurlitt. Divenuta nel frattempo lei stessa
commerciante d’arte, il 27 novembre 1947 presenta alla sezione
speciale I/3 della polizia criminale di Amburgo pesanti accuse
contro il suo ex datore di lavoro. Una di queste: «Alla
Kunsthalle di Amburgo G. ha acquistato da me merce a prezzi
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incredibilmente ridotti per poi rivenderla a cifre mostruose» .
Hertmann descrive di fatto i metodi commerciali di Gurlitt in
maniera corretta, ma questi appaiono ora sotto un’altra luce e
con essi la vendite di “arte degenerata” all’estero. Hertmann, da
quanto sostiene, avrebbe preferito all’epoca non dire nulla,
poiché il marito era ebreo, senza menzionare il fatto, tuttavia,
che a quell’epoca era già da tempo separata dall’uomo. Sotto i
nuovi auspici, considera oramai il suo vecchio capo soltanto
«come un profittatore di prima categoria, che dal regime del
Terzo Reich e i suoi contatti con i piani dirigenti nazisti ha tratto
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