Page 339 - Il mercante d'arte di Hitler
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Dresda», dove è stato «più volte ospite a partire dal 1923».
Anche Pahl-Rugenstein attesta l’identità di questo lotto, nonché
delle acquisizioni avvenute direttamente dagli artisti e delle
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donazioni di Ballmer e Beckmann .
Con queste ultime deposizioni Gurlitt liquida completamente
le informazioni sulla provenienza delle opere che ha fornito in
precedenza durante i primi interrogatori con il capitano Robert
Kelley Posey e il tenente colonnello Dwight McKay a maggio e
giugno del 1945. All’epoca non esisteva ancora un inventario e
Gurlitt aveva riferito l’origine dei vari pezzi a memoria. Oltre
agli oggetti dell’eredità paterna e della sorella, aveva elencato
con precisione le fonti degli acquisti fatti in Francia, con tanto
di anno e prezzo. Nel 1942, ad esempio, aveva comprato un
Proudhon per 30.000 franchi al negozio d’arte parigino
Scholler, e lo stesso anno un Degas per 60.000. Da Engel aveva
preso un Courbet per 150.000 franchi nel 1942, nel ’43 un
ritratto dell’artista Marie Laurencin da Barrerio per 10.000
franchi, e così un pastello di Degas, Donna nella vasca da
bagno, pagato 150.000. Nella lista compilata da Gurlitt nel 1945
si dice che Scena allegorica di Chagall verrebbe dalle proprietà
della sorella, la quale sarebbe stata allieva del pittore russo a
Parigi. Di Picasso Testa di donna Gurlitt sottoscrive di averlo
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acquistato direttamente dall’artista . Cinque anni dopo sia il
Picasso sia l’opera di Chagall risultano come donazioni di Karl
Ballmer dell’anno 1943. Se si fosse confrontata la lista del 1950
con quella del 1945 le menzogne di Gurlitt e con lui quelle di
Ballmer e Pahl-Rugenstein sarebbero state presto sconfessate.
La manipolazione non è casuale, poiché solo nel corso del 1946
Gurlitt ha appreso come, per ogni compravendita operata dopo
il 1937, sia d’obbligo rendere prova agli Alleati.
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