Page 308 - Il mercante d'arte di Hitler
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sui suoi contatti commerciali, sulla provenienza delle opere e i
prezzi pagati per esse, così da disporre il rimpatrio delle opere
da lui acquistate per il Museo di Linz, ora custodite al centro di
raccolta di Monaco. Poiché però tutti i suoi documenti sono
bruciati, come lui sostiene, Gurlitt indica a memoria quali opere
sono state da lui acquistate per i musei tedeschi nel quadro del
Progetto speciale: Maillol, Renoir, Rodin per il Wall raf-
Richartz Museum di Colonia, Monet e Coubert per la
Kunsthalle di Amburgo, Fragonard e Puvis de Chavannes per i
Musei nazionali di Monaco di Baviera, solo per dirne alcuni. E
nomina una a una le opere da lui procurate a collezionisti
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privati . A quest’epoca, nell’autunno 1945, Gurlitt è convinto
ancora che gli affari da lui conclusi in privato siano da
considerarsi validi. Cosa che cambia poco dopo. La legge degli
Alleati del 18 aprile 1946 stabilisce che anche le proprietà
«acquistate dopo il 31 dicembre 1937 nei territori occupati,
governati o controllati dalla Germania o dalle forze armate
tedesche» siano da ricondursi in patria. Non ne sono coinvolte
soltanto le opere sottratte o estorte a collezionisti privati, deve
essere piuttosto riveduta qualsiasi compravendita conclusa da
tedeschi nei territori occupati.
Nei mesi che seguono al termine della guerra a Hildebrand
Gurlitt non resta nient’altro da fare che aspettare. Qualcosa che
al gran faccendiere risulta alquanto difficile, abile regista cui
sono riusciti così tanti affari. Poche settimane dopo il suo arrivo
ad Aschbach scrive al cugino Wolfgang e lamenta lo stato di
desolazione del paesino: «Qui c’è tranquillità e da mangiare, ma
è anche tutto, la campagna qui è vergognosamente primitiva e la
solitudine che uno prova è davvero indescrivibile. Del resto
cosa si può pretendere, quando uno non ha più neppure un letto,
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