Page 305 - Il mercante d'arte di Hitler
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più tardi Gurlitt la pregherà, con parole lusinghiere, di stendere
un attestato sulla sua buona condotta per la candidatura a
direttore del Museo di Krefeld. «Aiuterebbe così un sincero
amico della Francia e un autentico nemico del regime nazista!
[…] Soltanto un curioso caso del destino ha voluto ch’io potessi
salvarmi andando a fare il mercante d’arte in Francia, sfuggendo
così ai lavori forzati nell’industria bellica o ai battaglioni dei
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“sangue misto” nella OT [Organizzazione Todt]» . Se Gurlitt ha
sentito questa minaccia, di fatto nei battaglioni non venivano
mandati gli “ebrei per un quarto”, ma solo i “mezzi ebrei” o gli
“apparentati”.
Sebbene Gurlitt di fronte a Dwight McKay cerchi di dare
l’immagine migliore di sé, l’ufficiale della salvaguardia dei beni
artistici non demorde. Il nervosismo dell’interrogato non passa
inosservato. Gurlitt ha evidentemente qualcosa da nascondere.
McKay sa dei repulisti durati giorni al castello e domanda se
non vi siano altri covi segreti dove siano custoditi ulteriori
oggetti di valore oltre a opere d’arte. E non senza ragione.
Stando alle dichiarazioni successive del guardaboschi di
Aschbach, Karl Gruell, Gurlitt avrebbe tenuto nei propri bagagli
diversi chili di lingotti d’oro. Così almeno il testimone sostiene
di aver saputo dal «giovane barone Wolfgang von Pölnitz», che
ha aiutato Gurlitt a nascondere il grosso dei suoi beni artistici
per salvarlo dalle mani del governo militare. «Si tratterebbe ora
di capire dove sia andato a finire il contenuto di circa un
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centinaio di pacchi di piccolo e grande formato», dice Gruell .
Anche Haberstock alimenta i sospetti su di lui, mettendo a
verbale come tra i pacchi da lui portati vi siano rimanenze di
libri nazisti con cui Gurlitt ha «fatto un’immensa fortuna»
durante il Terzo Reich.
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