Page 298 - Il mercante d'arte di Hitler
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Museo  del  Führer  era  stato  solo  minimo,  pur  rimanendo  in

                attività  come  mercante  d’arte  a  Parigi.  A  partire  dal  1941

                dunque i due uomini sono in concorrenza diretta, due figure di
                temperamento e gusti artistici molto differenti: Haberstock è un

                uomo  di  potere,  capace  anche  di  ricorrere  a  minacce  per

                chiudere  un  affare  –  come  avrà  modo  di  mettere  a  verbale

                Eberhard Hanfstaengl più tardi, durante un interrogatorio degli

                Alleati – e per nulla interessato all’arte moderna; per parte sua,
                invece, Gurlitt è conciliante, comprensivo, ma non per questo

                meno abile negli affari, ma soprattutto ha una predilezione per

                le avanguardie. L’incontro tra questi due uomini, profittatori del

                regime nazista che ora hanno solo la pelle da salvare e che per i

                prossimi anni dovranno rimanere ad Aschbach, è presto origine
                di tensioni. I due si guardano con sospetto. L’uno denigra l’altro

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                di  fronte  agli  Alleati .  Ad  Aschbach  Haberstock  ha  trovato
                rifugio assieme alla moglie Magdalene per sé e le sue proprietà

                salvata dalla sua galleria berlinese già a fine maggio 1944, dopo

                che la sua casa a Berlino in Kurfürstenstraße è andata distrutta
                da  un  bombardamento.  La  coppia  vive  al  castello  fino  a

                novembre  del  ’45.  Quando  gli  americani  istituiranno  qui  un

                campo  per  displaced  persons,  i  sopravvissuti  ai  campi  di

                concentramento,  Haberstock  si  trasferisce  in  una  dépendance

                della  tenuta  dei  Pölnitz,  dove  rimarrà  per  i  successivi  cinque

                anni.
                   Anche la famiglia Pölnitz deve lasciare la propria dimora per

                far posto al campo. Va a stare in una residenza per insegnanti e

                osserva da lì, con sdegno, «l’occupazione del castello da parte

                degli  ebrei»,  come  la  definisce  il  barone  in  una  lettera  di

                reclamo  alle  autorità.  A  partire  dal  20  novembre  1945  nelle

                signorili  stanze  del  castello  viene  allestita  una  “scuola




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