Page 287 - Il mercante d'arte di Hitler
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poterne ricavare un margine di guadagno. In questo stesso modo
ora può incassare anche una provvigione dalle vendite.
Una forma di provvigione sono le opere d’arte stesse. Dai
libri contabili di Gurlitt emerge come alcuni mercanti d’arte a
Parigi lo retribuiscano in questo modo. La cosa è pensata molto
bene, perché in questo modo Gurlitt può evitare di pagare le
imposte sul fatturato di derivate da provvigioni in denaro. Nelle
sue dichiarazioni dei redditi fino all’anno 1944, sono indicate
soltanto le provvigioni a lui corrisposte in contanti. Questo
trucco gli viene però a costare caro: il 14 gennaio 1944 l’Ufficio
delle entrate di Amburgo – presso cui Gurlitt risulta registrato
anche dopo il trasferimento a Dresda – sancisce che le modalità
di svolgimento della sua attività non sono quelle di un’agenzia.
Solo se le opere d’arte dall’estero vengono consegnate
direttamente ai clienti in patria, il loro valore è esente da
imposte. Gurlitt si vede costretto a pagare gli arretrati. E
ciononostante nel biennio 1943-1944 mette insieme un piccolo
patrimonio. Le provvigioni in forma di opere non vengono
toccate dall’Ufficio delle imposte. Gurlitt si premura di stoccare
una serie di quadri presso alcuni mercanti a Parigi, che si
occuperà di andare a riprendere quando nessuno avrà più nulla
da chiedergli. Un’attesa che durerà tuttavia quasi dieci anni.
Solo al termine della Seconda guerra mondiale, dopo essersi
stabilito ad Aschbach e una volta concluso il processo della
Spruchkammer di Bamberga, il tribunale di denazificazione,
contro di lui, Gurlitt può di nuovo andare a prendere i propri
tesori. Nel 1953 si reca da Raphael Gérard, nella Avenue de
Messine e, accanto ad alcuni nuovi acquisti, recupera il dipinto
di Matisse Donna seduta, uno dei quadri guadagnati come
provvigione.
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