Page 215 - Il mercante d'arte di Hitler
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per lui viene meno il “privilegio da ex combattente”, ma in
quanto solo “per un quarto ebreo” viene risparmiato dalla
persecuzione sistematica, cosa fin qui incerta. Suona
paradossale, ma le leggi razziali, con la loro distinzione in tipi
di “persone di sangue misto”, sono per lui un sollievo. Ma è
comunque avvertito. Il cugino, il compositore Manfred Gurlitt,
che Hildebrand ha coinvolto in diversi eventi ad Amburgo
durante il suo periodo al Kunst verein, è convinto anche lui di
trovarsi nella medesima “situazione razziale” di Hildebrand e
spera di mettersi al riparo con l’iscrizione al Partito
nazionalsocialista, nel quale entra nel 1933. Ma nel raccogliere
la documentazione necessaria scopre dalla madre Annarella di
non essere figlio naturale di Fritz Gurlitt, bensì di Willi
Waldecker, suo presunto padre adottivo. Manfred sarebbe
dunque “ariano”, ma mancano documenti ufficiali ad attestarlo.
Annarella, per evitare che la famiglia potesse scoprire la cosa,
ha distrutto le carte e ora il figlio deve pagare per il suo
inganno. Manfred viene espulso dal partito e più tardi emigrerà
in Giappone.
In tempi di tale incertezza, l’8 luglio 1937 Hidelbrand Gurlitt
notifica il passaggio del Kunstkabinett a nome della moglie
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Helene presso l’ufficio delle attività commerciali . A gennaio
del 1937 è stato riconosciuto l’attestato di discendenza ariana
della moglie. Nel registro di Amburgo Helene compare a partire
dal 1938 come titolare d’azienda, mentre Hildebrand Gurlitt
soltanto come amministratore. Non è da escludere sia stato il
cugino Wolfgang di Berlino a suggerirgli la cosa. Anche la
galleria di quest’ultimo non porta più il suo nome. Wolfgang,
tuttavia, ha effettuato il cambio di intestazione a nome
dell’amante Lilly Agoston negli anni Venti per motivazioni
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