Page 204 - Il mercante d'arte di Hitler
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data occasione in tal senso. Nella Legge della Camera della
cultura non è stato inserito alcun paragrafo circa l’appartenenza
ariana, come compare invece nella Legge per il rinnovo
dell’amministrazione pubblica, né un regolamento che vieti la
promozione o il commercio dell’arte moderna. C’è solamente
un paragrafo, il numero 10 del decreto, che in maniera piuttosto
nebulosa consentirebbe di negare l’ammissione a una camera di
settore, o di radiare un suo membro, «se vi sono elementi per
ritenere che la persona in questione non sia in possesso dei
requisiti e dell’affidabilità necessari allo svolgimento della sua
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attività» .
Nonostante Gurlitt adempia a tutte le procedure atte a
certificare la sua discendenza, le pratiche per la preiscrizione
non producono alcun effetto. Agli sportelli del distretto
settentrionale della Camera delle Belle arti la fase di abbrivio
procede ancora in maniera piuttosto caotica. Nel 1935 l’ufficio
ha un trasloco alle proprie spalle e Langmaack è già il terzo
responsabile in un anno. Anche i procedimenti amministrativi
non sono ancora strutturati. Questo gioca a favore di Gurlitt,
muovendosi in un zona grigia. Gurlitt inoltre cerca di ingraziarsi
Langmaack e oltre a lui anche il dirigente della Camera delle
Belle arti del Reich a Berlino e il suo presidente, Walter
Hoggmann e Eugen Hönig. A quell’altezza Gurlitt può ottenere
ancora il favore di tutti e tre. Eugen Hönig è architetto ed è in
buoni rapporti col padre, Cornelius. I due si conoscono per il
loro lavoro nella Lega degli architetti tedeschi. Negli anni Venti
Hönig ha assunto la presidenza della Lega lasciata da Gurlitt,
che ne è ancora presidente onorario. Quando Hönig, accanto
all’attività nella Camera delle Belle arti del Reich sale alla
presidenza anche dell’Associazione degli architetti a novembre
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