Page 199 - Il mercante d'arte di Hitler
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George Eduard Behrens si rivolge allora a dei mercanti
privati, tra cui Hildebrand Gurlitt. I due potrebbero essersi
conosciuti già ai tempi del Kunstverein, di fatto l’antica
residenza di famiglia venduta nel 1934, la villa Behrens in
Harvestehuder Weg 14-15, non è poi così distante dal vecchio
luogo di lavoro di Gurlitt, come neppure dal nuovo negozio. Ed
è qui che viene a fargli visita il nipote di Behrens per chiedergli
aiuto con la vendita del lotto Menzel. Subito già a giugno
Gurlitt propone i quadri al produttore di tabacco Hermann F.
Reemtsma, il quale all’epoca è ancora in carica come tesoriere
al Kunstverein. A luglio si rivolge con la sua offerta a Eberhard
Hanfstaengl, che nel 1933 ha preso il posto di Luwig Justi, dopo
il licenziamento di quest’ultimo, alla direzione della Galleria
Nazionale di Berlino. Hanfstaengl è interessato, sì, ma il museo
possiede già un gran numero di opere di Menzel e lui non è in
grado di imporre nuovi acquisti alla commissione, spiega a
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Gurlitt per motivare il suo rifiuto . Il prossimo cui il neo-
mercante d’arte propone l’affare è Walter Passarge, il direttore
della Kunsthalle di Mannheim. Ma appena cinque giorni dopo,
l’8 luglio 1935, riceve anche da lì risposta negativa: «Non
possiamo pagare il prezzo richiesto. Ci pesa molto, ma siamo
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costretti al momento a rinunciare a Menzel» . Anche il Wallraf-
Richartz Museum declina l’offerta.
Alla fine per Gurlitt l’affare va a monte, altri commissionari,
anch’essi incaricati della vendita, hanno maggior successo. Ad
agosto o al più tardi a inizio settembre la Galerie Paffrath riesce
a piazzare alla Collezione d’arte della città di Düsseldorf
Giorno della settimana a Parigi del 1869 di Menzel, un dipinto
che prima di appartenere al banchiere Behrens era stato di Max
Liebermann. A febbraio del 2015 scoppia il caso e finisce in
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