Page 196 - Il mercante d'arte di Hitler
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ad esempio, ha organizzato mostre mercato, tra gli altri per il
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pittore di Dresda Karl Kröner a principio del 1924 a Erfurt .
Durante la Grande inflazione ha aiutato il padre a dar via alcune
delle opere della sua collezione, «due meravigliosi pezzi
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italiani, che erano appesi in corridoio, per venti milioni» . Al
König Albert Museum, infine, sempre a corto di fondi, ha
saputo vendere e comprare opere con destrezza, per
l’istituzione, ma anche per se stesso. Nei suoi acquisti d’arte i
confini tra interesse pubblico e privato si confondono
definitivamente con Kurt Kirchbach, per la cui collezione
Gurlitt consegue diverse opere nell’esercizio delle proprie
funzioni come direttore. E anche al Kunstverein di Amburgo
Gurlitt si è mosso all’interno di una zona grigia. Nel 1932, nel
suo secondo anno da direttore, ha aperto un distaccamento del
Kunstverein negli spazi del teatro Hamburger Bühne in
Bergstraße 26, dove poter esibire un’offerta di incisioni di artisti
di Amburgo e lavori artigianali. La vendita di oggetti artistici
rappresentava la fonte principale di introiti per il Kunstverein,
ma Gurlitt non ne ha mai approfittato. Su ognuna otteneva una
provvigione e poteva così arrotondare il modesto stipendio di
seicento marchi imperiali mensili. Gurlitt considera il ritiro
dall’ambito istituzionale puramente temporaneo, il suo obiettivo
rimane tornare a lavorare in qualche centro autorevole. Quella
di passare al commercio, spiegherà più tardi, non «è stata una
scelta volontaria», tralascerà però di dire di essere già stato a
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lungo attivo in questo campo . Ora però il suo ingresso è
ufficiale e comincia così il suo terzo percorso professionale,
dopo la carriera al Politecnico di Dresda e il suo servizio come
direttore di due istituzioni pubbliche. Per poter dare di che
mangiare alla sua famiglia, apre una società. Può così
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