Page 189 - Il mercante d'arte di Hitler
P. 189

impegno  a  favore  di  quell’arte  che  i  nazisti  definivano

                ingiuriosamente  come  “degenerata”  e  l’organizzazione  di

                mostre apertamente antifasciste. […] La rimozione dell’asta sul
                tetto  dell’edificio,  così  da  ovviare  all’obbligo  di  issare  la

                bandiera, è stato usato come facile pretesto per poter licenziare

                                       34
                il dottor Gurlitt» .
                   Hildebrand Gurlitt perde il posto per la seconda volta e la sua

                vita  prende  una  piega  completamente  nuova.  Pur  rimanendo
                fedele  al  proprio  attivismo  modernista,  Gurlitt  comincia  a

                ritagliarsi un proprio spazio nella nuova cornice. Rimasto senza

                occupazione,  l’ex  direttore  del  Kunstverein  passa  dall’altra

                parte, diventa mercante e tenta in questo modo di continuare il

                proprio lavoro. E non è un caso se con il suo «gabinetto d’arte»
                si trasferisce proprio nei pressi della vecchia sede, per allestire lì

                una sorta di contro-programma dell’altro. Il 15 agosto 1933 dice

                                                                         35
                definitivamente  addio  al  Kunstverein .  Lì  gli  eventi  in
                calendario  proseguiranno  in  un  primo  tempo  senza  variazioni

                apparenti, saranno esposti Vincent van Gogh, Munch, Schmidt-
                Rottluff,  Hofer  e  Beckmann.  Questa  presunta  fase  liberale

                terminerò  bruscamente  tre  anni  dopo.  Un  nuovo  scandalo

                scoppierà quando la mostra «Pittura e arti plastiche in Germania

                nel 1936», con artisti quali Barlach, Beckmann, Dix, Feininger,

                Glöckner,  Heckel,  Jawlensky,  Kirchner,  Munch,  Nay,  Nolde,

                Schlemmer  e  Schmidt-Rottluff,  viene  chiusa  per  volere  del
                presidente della Camera delle Belle arti del Reich e la sede sulla

                Neue  Rabenstraße  messa  sotto  sequestro.  È  la  fine  di  ogni

                indipendenza.  L’anno  successivo  l’associazione  tornerà  alla

                Kunsthalle,  il  suo  autonomo  centro  esposizioni  sarà  messo

                all’asta giudiziaria e verrà infine distrutto durante la guerra.







                                                          189
   184   185   186   187   188   189   190   191   192   193   194