Page 184 - Il mercante d'arte di Hitler
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l’Espressionismo si concili o meno con «gli alti ideali di un’arte
legata al vincolo del sangue e della razza», come recita il
dettame nazionalsocialista. Nel 1933 espone prima Gerhard
Marcks, poi Max Beckmann. Il 12 marzo, una settimana dopo
l’ascesa al potere dei nazisti alle elezioni del senato di
Amburgo, apre la XII Esposizione della Secessione di Amburgo.
Per Ludolf Albrecht si tratta di una prova di forza, poiché con la
nomina a segretario circondariale per la Germania nord-
occidentale dell’RVbK, il sindacato artisti, pittori e scultori del
Reich, concentra ormai su di sé cariche a tutto campo. In
seguito al suo intervento a Berlino, la mostra dei Secessionisti
ad Amburgo viene chiusa dal capo della polizia, «poiché la
rassegna esporrebbe oggetti per la stragrande maggioranza
finalizzati alla diffusione del bolscevismo culturale», così
riferisce il «Völkische Beobachter» nell’edizione del 1° aprile
1933. Gurlitt ha già incontrato il termine “bolscevismo”
nell’attacco pubblicato da Karl Zimmermann nei suoi confronti
sulla «Zwickauer Zeitung» il 21 febbraio 1930. Ma il concetto
di “bolscevismo culturale” è uno dei principali gridi di battaglia
della propaganda nazista contro ogni forma di moderno
nell’arte. Nel gergo nazionalsocialista esso sta a indicare la
presunta congiura di artisti e creativi ebrei che mirano a
corrompere volontariamente la cultura tedesca per indebolire il
Paese.
La chiusura della mostra dei secessionisti è il primo atto di
proibizione di una manifestazione artistica del Terzo Reich. La
Secessione di Amburgo si scioglie poco dopo, quando il gruppo
si rifiuta di rispettare l’ingiunzione che pretende siano espulsi
tutti i membri ebrei. Gurlitt da parte sua tenta di tutelarsi da
ulteriori provvedimenti e così invita il nuovo sindaco, eletto con
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