Page 187 - Il mercante d'arte di Hitler
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pubblico. Gurlitt si trova a dover riconoscere quanto distante sia

                il  suo  lavoro  dai  reali  rapporti  politici  e  come  in  queste

                condizioni sia del tutto impossibile ormai decidere in maniera
                autonoma  un  proprio  programma  espositivo.  Per  la  seconda

                volta,  appena  poco  tempo  dopo,  Gurlitt  invita  nuovamente

                Vincent Krogmann come conferenziere nella Neue Rabenstraße.

                Il 23 maggio inaugura una mostra di opere d’arte italiana degli

                ultimi  vent’anni  dalla  collezione  della  Galleria  nazionale  di
                Berlino,  tra  cui  i  futuristi  di  allora.  Anche  in  questo  caso

                l’intervento  di  Krogmann  ha  intenti  programmatici,  poiché

                infatti nell’Italia fascista di Mussolini l’avanguardia moderata è

                stata  dichiarata  arte  di  Stato.  Dal  canto  suo,  nell’importare  la

                mostra,  Gurlitt  tenta  in  fondo  di  inseguire  la  nuova  tendenza
                imposta  dalle  istituzioni  artistiche  di  spicco  della  capitale  del

                Reich.  È  un’abile  manovra,  ma  sulle  foto  per  la  stampa

                pubblicate dall’«Hamburger Fremdenblatt» del 24 maggio 1933

                Gurlitt non compare più. Davanti alla sede del Kunstverein si

                vedono soltanto i delegati dell’Ambasciata italiana a Berlino, il
                viceconsole  di  Amburgo  e  sindaco  Krogmann.  La  stella  di

                Gurlitt sta già tramontando.

                   Anche i suoi genitori intuiscono che le cose per lui si mettono

                male. Il 16 giugno scrive la madre: «Hildebrand ha un mucchio

                di guai con la sua associazione, ne hanno già rimossi diversi, e

                anche lui, come noi, teme nuove elezioni del consiglio direttivo.
                Non  si  ha  più  un  vero  momento  di  pace,  ogni  lettera,  ogni

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                quotidiano  è  un’agitazione» .  Pur  muovendosi  con  destrezza,
                Hildebrand  Gurlitt  non  può  più  difendersi  dagli  attacchi  della

                Lega  militante  per  la  cultura  tedesca  e  il  suo  presidente  ad

                Amburgo, Ludolf Albrecht. Poche settimane dopo Gurlitt deve

                rinunciare  al  suo  incarico.  Al  fine  di  prevenire  l’irrimediabile




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